Calcio e tifosi, tutti inchinati davanti alla tv

Qual è la situazione negli stadi italiani dal punto di vista dell’ordine pubblico? Possiamo dire di essere usciti dall’emergenza con impianti più sicuri? Una forte diminuizione delle forze dell’ordine impegnate sugli spalti (circa del 35%) conferma questa impressione. Negli ultimi sei campionati gli incontri di calcio con incidenti sono diminuiti del 56% e i feriti tra tifosi del 58%. Numeri che non devono far abbassare la guardia, ma delineano una

parabola discendente nella crescita del tifo violento dimostrando, dopo i tragici fatti di Catania 2007, l’efficacia delle misure repressive. Un ruolo determinante lo sta avendo la discussa tessera del tifoso che sotto l’aspetto dell’ordine pubblico ha funzionato, senza perdere troppi spettatori (-2,4% in serie A). Ora gli ultimi passi verso una nuova cultura calcistica riguardano l’abbattimento delle barriere che dividono campo e tribuna e la legge sugli stadi di proprietà.

Angelo Perego
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Più controlli uguale meno violenza. L’idea funziona, e protestarvi contro s’è rivelato sterile. A non funzionare è tutto il resto. Abbiamo stadi vecchi, fatiscenti, pericolosi, inadeguati. Basta una nevicata e molti di quest’impianti diventano non solo impraticabili dalle squadre: inaccessibili al pubblico. Le società hanno per decenni succhiato il possibile dallo Stato, ben guardandosi dal dotarsi di stadi di proprietà.
La Juve è l’eccezione: felice, come dimostra il successo di pubblico. Infine la federazione e la lega dei club: sono entrambi sordi alla ragionevolezza. Siccome gennaio non è luglio e le nostre città non stanno all’equatore, si potrebbe ragionevolmente evitare la programmazione d’incontri notturni nelle settimane dell’inverno più rigido. Invece no: nessuna prudenza. E neppure nessun ascolto in extremis alle previsioni meteo, sospendendo giornate come quella di ieri in A e dell’altro ieri in B. Nel massimo spregio dei calciatori e dei tifosi. L’importante è inchinarsi alla danarosa tivù.

Max Lodi

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