Calcio, tutte le voci del Varese Neto chiama Giulio Ebagua

VARESE Basta la parola dell’amico e collega Claudio Piovanelli, decano dei cronisti biancorossi: «A mia memoria, mai si era visto un raduno con così tanta gente». L’ambiente scoppia, il Franco Ossola ribolle e rallegra. Sono in 500, al cancello e poi sugli spalti.Il turbo si chiama bandiere, autografi e cori per tutti, dolci e pepati compreso l’inneggio a Neto che mette Ebagua nell’angolo, eseguito per spirito e graffiare. Giulio, dal prato, apre la risata: è la bilancia delle parti che riguarda i forti, se sei scarso nessuno ti cura. Al suo primo gol, applausi. È la bellezza del ruspante, è una frecciata all’apparente stato di forma di Rubinho: Fantozzi direbbe «leggermente sovrappeso». Mai paura, il sudore aggiusta. Alternativa pure la pettinatura di De Luca, più del solito: rappresenta una mano che gli afferra il capo, con tanto di smalto giallo sulle unghie.La partitella in famiglia, a campo corto e vista lunga (dei tifosi e di Castori), tiene a battesimo la stagione. È un momento di transizione, parentesi in cui l’aspetto delle cose sfugge e si trasforma: il futuro resta enigmatico, ma gli puoi solo sorridere.Prima di lasciare spazio ai giocatori, parentesi per una novità importantissima: dovrebbe andare in porto il trasferimento delle sedute settimanali al Vittore Anessi di Gavirate, migliorato del necessario grazie all’intervento del Varese. Basta nomadismo: coi empi che corrono, grasso colante.Ecco i protagonisti, partendo da Neto occhio di lince, super applaudito: «Con Ebagua da sempre ottimo rapporto, non ho mai avuto difficoltà a trovarmici in campo. Sarei davvero contento se restasse».Voluto forte forte dalla società è Magnus Troest, il centrale danese reduce dalle vacanze brasilere appare tirato a lucido: «L’ultimo è stato un buon anno, tutti questi tifosi sperano almeno di ripetersi. Mi sento bene, voglio partire forte: non è stato certo un problema restare a Varese, lotterò ancora di più per migliorare il risultato. Ma è presto per dire se può succedere. Alleniamoci, aspettiamo e lo capiremo».Un altro bello pompo è Raffaele Pucino, che parte con una virgola: «Titolari credo non ce ne siano, me la devo giocare pure nel mio ruolo». Punto

e virgola: «Mi sento migliore dell’anno scorso, ho dimostrato di poter dire la mia in B». Due punti: «Per me, e anche per il gruppo, sarà una stagione fondamentale nella crescita. Nessuno ha digerito la finale con la Samp: la voglia di tornare in campo e dimostrare chi siamo è tanta».E poi quel coro: «Resta con noi, Terlizzi resta con noi». Il difensore romano abbozza un saluto e poi rimane lì con gli occhi fissi sul pallone. Partirà o resterà, il tormentone è servito. «Di mercato – dice lui – non voglio parlare perché c’è ancora tanto tempo e ci sono molte variabili da considerare. Ho sempre detto che a Varese sto bene e che ho un altro anno di contratto: ora l’unica cosa che voglio è fare bene questo ritiro e conoscere il mister, poi vedremo. Di sicuro questa accoglienza da parte dei tifosi fa piacere, e pure molto: ma non ho mai dubitato del loro affetto, che ricambio. Tra me e la gente c’è grande stima, e io l’ho sempre rispettata dando il meglio di me».Terlizzi si commuove, pensando al dramma che ha colpito l’amico Igor Budan, che ha perso la figlia di due anni: «Non sono solito esternare pubblicamente queste emozioni, ma questa volta non posso farne a meno: sono padre, e credo che non esista al mondo un dolore più forte di quello che ha colpito Budan. Solo a pensarci mi viene la pelle d’oca: voglio fargli sentire la mia vicinanza, chissà che non sia d’aiuto per vedere un po’ di luce».Capigliatura improbabile e sguardo furbo, ecco il secondo tormentone estivo: De Luca va, De Luca resta? «Sono a Varese, felice di essere a Varese – ammicca – Certo, sono arrivate delle offerte dalla serie A e queste offerte verranno vagliate. Ma non ci penso: voglio solo giocare a pallone». Varese, ma anche nazionale, ora che il suo maestro Devis Mangia è ufficialmente sulla panchina dell’Under 21: «L’ho chiamato per fargli i complimenti. Se lo meriterò, mi convocherà: non lo farà solo perché mi conosce. Dovrò andar bene nella mia squadra, qualunque sia».Samuele Giardina

s.bartolini

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