Cambiali e assegni «vuoti» Protesti a quota nove milioni

VARESE Più di nove milioni di euro di effetti protestatati dall’inizio dell’anno, ogni mese una media di mille tra cambiali e assegni iscritti nell’apposito registro tenuto dalla Camera di commercio. Un’altra faccia della crisi che attanaglia la provincia di Varese. Una faccia che, purtroppo, non mostra una situazione diversa rispetto agli altri dati che disegnano il quadro della situazione economica. Anche perché il flusso delle segnalazioni è ormai costante dall’inizio del 2011, da quando la recessione ha mostrato il suo lato più cupo. Da allora il registro dei protesti si gonfia più o meno con mille arrivi ogni trenta giorni. Solo nella primavera dell’anno scorso c’era stata una flessione: 50 casi in meno intorno a maggio. Ma poi la marea dei protesti ha ricominciato a crescere ai soliti ritmi. I numeri conosciuti finora, quelli pubblicati a luglio e relativi al periodo tra gennaio e giugno 2012 sono perfettamente in linea con questa tendenza: 7193 protesti, per una somma totale di 9 milioni e 371mila euro. Soldi segnati sulla carta, cambiale o assegno che sia, ma in realtà inesistenti, tanto che i pagamenti per i quali erano stati utilizzati come strumento non sono andati a buon fine. Certo, c’è sempre la possibilità di rimediare, di farsi cancellare dal registro di coloro che non hanno onorato i pagamenti a loro carico. Ma non succede molte volte. Anzi, la percentuale è davvero bassa. Basti pensare che a fronte degli oltre settemila protesti dell’anno

gli effetti cancellati sono solo 456. Un dato, quest’ultimo, da prendere con le molle, soprattutto perché potrebbe riferirsi anche a situazioni che si sono evidenziate nel 2011 per poi risolversi con il pagamento qualche mese dopo, già nel 2012. Numeri che comunque non danno molte speranze a chi attende di intascare i soldi dovuti dai suoi debitori.Nel registro la maggior parte delle volte ci finiscono soprattutto le piccole aziende: sono loro che pagano caro il prezzo della crisi, trovandosi senza la liquidità necessaria per fare fronte ai loro impegni. Certo, a volte si fanno protestare anche i singoli che hanno programmato male i loro acquisti o che si sono trovati improvvisamente nell’impossibilità di tenere fede agli impegni presi per un mutuo o per altro. Ma il vero problema sono le piccole aziende, che finiscono nella catena dei mancati pagamenti. Chi si fa protestare molto spesso, infatti, arriva a questo punto perché a sua volta non è stato pagato da qualcun altro. Le difficoltà di una società, insomma, si ripercuotono sulla vita di un’altra che doveva essere pagata e non ha visto il becco di un quattrino. Alcuni si presentano allo sportello della Camera di commercio perché avvisati dalla banca. Gli istituti di credito sono più solleciti di un tempo nel controllare l’iscrizione nel registro dei protesti dei loro clienti. Non vogliono problemi. E per chi è finito nella “lista nera” sono guai: la concessione di un qualsiasi credito diventa un miraggio.

s.bartolini

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