Campo elettromagnetico ed elettrosmog: un approfondimento tecnico e normativo su sicurezza e salute

In questo articolo entreremo nel dettaglio dell’elettrosmog, che possiamo definire a livello fisico come dispersione di onde elettromagnetiche generate ad esempio da linee elettriche, elettrodomestici, telefoni cellulari ed antenne. A livello giuridico, si definisce elettrosmog la particolare tipologia di inquinamento conseguente all’uso di impianti che generano campi elettrici.

CEM è l’acronimo di Campo ElettroMagnetico. I campi elettromagnetici sono forze invisibili, elettricità e magnetismo.

E’ didattico, ai fini della lettura, fornire inizialmente alcune informazioni basilari. I campi magnetici sono misurati in Gauss (G) o in Tesla (T). L’intensità di campo elettrico viene misurata in Volt/metro (V/m). La frequenza, che si misura in Hertz, è il numero di volte in cui l’onda raggiunge il picco massimo.

Per dare una idea, il nostro cervello emette un campo magnetico di circa 0,0000001 G, mentre la calamita di un frigorifero ha un campo magnetico di 50 G (ossia 5 mT).

E’ necessario distinguere le onde ionizzanti da quelle non ionizzanti. Per esempio, i raggi X e le radiazioni ultraviolette sono Cem di tipo ionizzante. Gli apparecchi elettrici normalmente utilizzati in casa non emettono onde ionizzanti.

Alle onde elettromagnetiche naturali cosmiche e terrestri negli ultimi anni si sono aggiunte quelle prodotte dalle linee di alta tensione, quelle generate da apparecchi realizzati dagli esseri umani. Gli effetti di elettricità e onde magnetiche sono note sin dall’antichità, basti pensare che il medico romano Scribonio Largo utilizzava un “pesce elettrico” per cercare di curare il mal di testa e  la gotta. Facendo un volo pindarico nella storia, arriviamo al trattamento d’urto noto come franklismo (da Benjamin Franklin) che cercava di migliorare la salute di pazienti con l’effetto suggestivo delle scariche elettriche. Nel 18° secolo Anton Mesmer sperimentava le forze magnetiche su esseri viventi. Nikola Tesla, nel 1891 è molto probabilmente il primo scienziato a suggerire l’uso terapeutico di oscillazioni ad alta frequenza.

Ovunque si utilizzi l’elettricità, si generano dei campi elettrici e magnetici a bassa o ad alta frequenza che riassumiamo di seguito

Bassa Frequenza (3Hz÷3KHz):

  • elettrodotti
  • elettrodomestici

Alta frequenza (30 KHz÷300GHz):

  • telefonia mobile
  • Stazioni radio
  • Televisione digitale (cosiddetto digitale terrestre)
  • Sistemi Wi-Fi e Sistemi Wi-Max;
  • Radar

L’energia associata alle radiazioni dipende dalla frequenza e da essa dipende anche la penetrazione nella materia e quindi l’interazione con gli esseri viventi.

L’insieme di tutte le frequenze che le onde elettromagnetiche possono assumere è detto spettro elettromagnetico. I campi elettromagnetici possono quindi essere suddivisi in:

• radiazioni a frequenze estremamente basse (ELF)

• radiofrequenze (RF)

• microonde (MO)

• infrarosso (IR)

• luce visibile

• radiazione ultravioletta (UV)

• raggi x (radioattività artificiale)

• raggi gamma (radioattività naturale)

I campi elettromagnetici a radiofrequenza (CEM-RF) sono campi artificiali emanati da Wi-Fi, telefoni mobili, antenne, telefoni cordless, computer, circuiti e apparecchi elettrici ed altre fonti. Tutte le tecnologie wireless (senza cavo) emettono CEM-RF, e anche l’“elettricità sporca” rientra in questa categoria.

Citando l’Oms “non ci sono evidenze scientifiche di possibili danni alla salute in seguito all’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza generati da sistemi di comunicazione Wi-Fi”. Secondo l’ISS “Gli unici effetti sanitari avversi delle onde a radiofrequenza (come quelle emesse dalla wi-fi di casa), attualmente accertati, sono quelli di natura termica che si verificano solo a livelli di esposizione molto elevati, che non sono mai raggiunti con l’esposizione del pubblico alle comuni sorgenti ambientali o individuali”.

I CEM-RF vengono generalmente annoverati all’interno dello spettro compreso tra 30 kHz e 300 GHz. Dato che le microonde vengono impiegate anche per comunicare, le emissioni di radiofrequenze e quelle di microonde si sovrappongono considerevolmente. L’energia a microonde rientra nella banda di radiofrequenza dello spettro elettromagnetico con frequenza fra 300 MHz e 300 GHz.

Anche la luce visibile rientra tra i CEM. A fronte di ciò, la protezione dell’ambiente si esplica in termini di controllo e riduzione dell’inquinamento luminoso: oltre all’impatto sui ritmi circadiani, la luce influisce anche sugli ecosistemi e sulla difficoltà di osservazione astronomica. Uno dei primi step consisterebbe nell’evitare che la luce emanata venga dispersa verso il cielo.

Per fornire al lettore un quadro più ampio, anche ai fini di spunti di approfondimento, segue una breve sintesi di alcune importanti fonti normative.

La definizione del Testo Unico (articolo 207), è: “campi magnetici statici e campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo, di frequenza inferiore o pari a 300 GHz”.

Fra le normative di riferimento afferenti al rischio campi elettromagnetici, spicca il D.Lgs. 81/2008 che dedica tutto il Capo IV (Titolo VIII) alla “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici”. La normativa è stata novellata dalla direttiva europea 2013/35/UE poi recepita in Italia con il D.Lgs. n. 159 del 1° agosto 2016. Questa direttiva europea ha dunque abrogato la precedente 2004/40/CE.

Importante anche citare le norme tecniche di riferimento per quanto riguarda la misura e la valutazione dei campi elettromagnetici, nonché le procedure di valutazione all’esposizione. Tra le principali:

  • CEI 211-6: “Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 0 Hz 10 kHz, con riferimento all’esposizione umana”;
  • CEI 211-7: “Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettrici e magnetici nell’intervallo di frequenza 10 kHz – 300 GHz, con riferimento all’esposizione umana”.
  • CEI EN 50499: “Procedura per la valutazione dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici”.

Ai datori di lavoro potrebbe essere d’ausilio anche la “Guida non vincolante di buone prassi per l’attuazione della Direttiva 2013/35/UE relativa ai campi elettromagnetici”, pubblicata dalla Commissione Europea.

Dopo il doveroso accenno al quadro normativo, passiamo all’argomento salute.

Il corpo umano, a contatto di questo surplus di onde, potrebbe subire delle alterazioni, che ancora non sono chiarissime alla comunità medica e scientifica. Soffermiamoci per un attimo a pensare che il corpo umano è composto d’acqua circa per l’80% e funziona per impulsi elettrici. Ad oggi non esistono indicazioni univoche sull’insorgenza di effetti nocivi per la salute da esposizioni a lungo termine a bassi livelli di campo elettromagnetico a bassa frequenza.

Gli effetti derivanti da esposizione a campi elettromagnetici possono essere:

  • Diretti;
  • Indiretti;

Gli effetti diretti derivano da un’interazione diretta dei campi con il corpo umano e potrebbero provocare:

  • Nausea;
  • Riscaldamento del corpo;
  • Effetti su nervi, muscoli o organi sensoriali.

Alcuni possibili effetti indiretti potrebbero essere:

  • Interferenze con attrezzature o dispositivi elettronici;
  • Interferenze con dispositivi medici (protesi auticolari, stimolatori cardiaci, ecc); 
  • Effetti su body piercing;
  • Scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto.

Va anche considerato che, mentre la maggior parte degli effetti da esposizione a campi elettromagnetici sono immediatamente riscontrabili, alcuni effetti potrebbero manifestarsi a distanza di tempo.

Ciò porta ad una riflessione: la valutazione del rischio campi elettromagnetici deve essere effettuata da tecnici specializzati e condotta in modo puntuale ed approfondito considerando tutta la pluralità di fattori di rischio correlati.

L’art. 209 (comma 4) del D.Lgs. 81/08, per la valutazione dei rischi da campi elettromagnetici indica i fattori da considerare:

  • livello, spettro di frequenza, durata e tipo di esposizione;
  • valori limite di esposizione e valori di azione;
  • effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori;
  • effetti indiretti;
  • esistenza di attrezzature di lavoro alternative, utili a ridurre i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici;
  • disponibilità di azioni di risanamento per minimizzare i livelli di esposizione ai CEM;
  • informazioni raccolte durante la sorveglianza sanitaria;
  • sorgenti multiple di esposizione;
  • esposizione simultanea a campi di frequenze diverse.

Riguardo alle misure di prevenzione e protezione dal rischio CEM, per la valutazione dei rischi, due parametri fondamentali sono assunti come riferimento: valori limite di esposizione e valori di azione.

I valori limite di esposizione si basano sugli effetti accertati sulla salute e su considerazioni biologiche, affinchè i lavoratori esposti siano protetti contro gli effetti nocivi a breve termine.

I valori limite di azione, invece, concernono  i parametri direttamente misurabili, quali:

  • intensità di campo elettrico (E);
  • intensità di campo magnetico (H);
  • induzione magnetica (B);
  • densità di potenza (S).

Le misure di prevenzione e protezione da mettere in atto vengono stabilite sulla base dei dati rilevati. Quindi il datore di lavoro, dovrà tenere in considerazione:

  • altri metodi di lavoro implicanti una minor esposizione ai cem;
  • scelta di attrezzature che emettano campi elettromagnetici di intensità inferiore, a seconda della lavorazione da svolgere;
  • misure tecniche per ridurre l’emissione dei campi elettromagnetici, incluso quando necessario l’uso di dispositivi di sicurezza, schermature o di analoghi meccanismi di protezione della salute;
  • appropriati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, dei luoghi e delle postazioni;
  • progettazione e struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro;
  • disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuale.
  • limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione;

Il corollario di tutto ciò è riassumibile come segue: rispettando i valori limite di azione assicurerà il rispetto dei valori limite di esposizione.

Passando dal mondo del lavoro a quello domestico, nelle abitazioni, a livello precauzionale si potrebbe consigliare:

dove non necessario l’utilizzo delle connessioni wireless, è possibile utilizzare cavi ethernet al posto del wi fine oppure le power line o il LI FI;

quando non strettamente necessario, inviare messaggi anziché chiamare con lo smartphone ed evitare conversazioni lunghe;

quando si utilizza il cellulare o smartphone, preferire l’uso degli auricolari;

scegliere un cellulare con valore SAR basso.

Quale postilla finale, a chiosa dell’articolo, si segnala al lettore interessato che esistono anche schermature CEM.

Ringrazio i lettori per l’attenzione. Per approfondimenti sui CEM ed altri argomenti tecnici concernenti il benessere, consiglio la lettura degli articoli di Eureka equipe della presente rubrica.

Andrea Gandini (giurista e perito informatico)

Ringraziamo Andrea Gandini per averci dato ulteriori delucidazioni sui CEM e citiamo alcune sue produzioni bibliografiche quali:“il buoi oltre il web” , “cyberfuture” oppure “cavalca le bolle speculative” per approfondimenti su ulteriori tematiche da lui trattate.

Un arrivederci a settimana prossima dove tratteremo un ulteriore argomento.

Erica Dalsass – esperto in interventi di risanamento