Malpensa – Riaccendiamo il dibattito sull’aeroporto di Malpensa, importante infrastruttura non solo della regione Lombardia e del Nord Italia, ma dell’intero Paese, riconosciuta strategica anche in ottica europea. Per l’occasione, abbiamo sentito i tre segretari generali nazionali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
Ai tre leader confederali abbiamo posto quattro domande sulle prospettive per lo scalo del duemila, inaugurato a ottobre del 1998.
Cominciamo da Susanna Camusso.
Piano del trasporto aereo
«E’ assolutamente indispensabile definire un sistema di regole adeguato ai grandi cambiamenti intervenuti. E bisogna fare in fretta considerando il sistema aeroportuale parte dell’intero sistema dei trasporti italiano», premette il segretario generale della Cgil. «A questo scopo non sembra rispondere il Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale predisposto dal ministro Passera che potrà però diventare una base di discussione per il futuro. Il problema è che sono passati circa trent’anni prima che si aprisse un ragionamento serio sul sistema aeroportuale italiano e nel frattempo tutto è cambiato». Camusso ricorda le liberalizzazioni ; la presenza sempre più determinante delle low cost ; quindi il recente , delle compagnie medio orientali . Infine lo sviluppo dell’Alta velocità ferroviaria che sta sottraendo traffico al settore aereo e lo farà sempre di più in futuro. «La mancanza di scelte di sistema ha di fatto impedito il sostegno alle realtà strategiche, dando origine alla proliferazione di aeroporti sottodimensionati e sottratti alla concorrenza di mercato» annota la Camusso. «Oggi, non avendo affrontato per tempo i nodi strutturali, la riflessione da avviare deve essere molto più approfondita e le proposte dovranno tenere in debito conto le grandi trasformazioni avvenute nel frattempo».
Quale futuro – «L’idea di fare di Malpensa un hub internazionale nasce nel 1998 con un’ambiguità di fondo mai chiarita, il rapporto con l’aeroporto di Fiumicino, che fu anche causa del fallimento di importanti alleanze internazionali», ricorda la Camusso. «Da allora molto è cambiato e oggi Malpensa vive fondamentalmente su poche compagnie e sul cargo. Quell’idea di sviluppo,
quel progetto, mi sembra nei fatti superato. Oggi avanza la proposta di un ridimensionamento di Linate per spostare su Malpensa parte del traffico aereo. È un’idea che trovo sbagliata e riduttiva. Malpensa è una questione di carattere nazionale, non lombardo e come tale va inserita in una logica di razionalizzazione dell’intero sistema dei trasporti, in una logica di specializzazione».
Privatizzazione – La leader della Cgil ricorda la natura di F2i, fondo che punta ad investimenti infrastrutturali e deve garantire un ritorno economico certo ai suoi investitori. «E’ importante invece», sottolinea Camusso, «capire se ha senso per il Comune di Milano dismettere le proprie partecipazioni e se la vendita può avere un riflesso positivo su Malpensa» .
Sea è una società che fa utili, «quasi 500 milioni di euro in 10 anni». Svolge una «funzione strategica per un territorio come quello lombardo che fa della sua apertura al mondo un elemento di competitività, non un peso di cui disfarsi. Non sempre pubblico è meglio, ma ha poco senso assegnare ad un monopolio privato scelte sui collegamenti che, inevitabilmente, passano anche dalle politiche che si intendono mettere in campo rispetto a Malpensa».
Lavoro e precariato – Susanna Camusso definisce «estremamente complessa» la situazione del lavoro a Malpensa. «Il servizio a terra di supporto al volo degli aeroporti è un sistema quasi completamente privo di regole in conseguenza delle strategie di riduzione dei costi praticata dalle compagnie aeree. È un settore in cui non ci sono clausole a garanzia dell’occupazione e del salario. È un esempio tipico di come il mercato da solo non sia in grado di darsi un assetto non solo equo, ma anche efficace».
Il risultato, la conseguenza di una simile situazione, è «una forte precarizzazione del lavoro e un’elevata conflittualità», sostiene la sindacalista a capo della Confederazione generale del lavoro. La quale esprime una soluzione di percorso: «Bisogna ricostruire regole e relazioni industriali corrette, dare certezza ai contratti nazionali, ridefinendoli per colmare eventuali lacune e dare risposte alle nuove tematiche, ma serve anche una contrattazione di secondo livello capace di risolvere i temi legati alla specificità di Malpensa».
Qui si inserirebbe l’idea di un “contratto di sito” per lavoratori che operano nella stessa area. «E’ proprio nella contrattazione di sito che ritengo utile prevedere, in modo chiaro ed esigibile, una clausola sociale che garantisca i lavoratori del complesso sistema degli appalti», chiude Susanna Camusso.
Domani su www.laprovinciadivarese.it l’intervista a Raffaele Bonanni
Alessandra Pedroni
p.rossetti
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