Dramma a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, dove il pitbull Diego è morto dopo essere stato lasciato chiuso per giorni in un garage, senza cibo né acqua, mentre il suo proprietario era in vacanza. Quando i vigili del fuoco hanno forzato il portone dell’autorimessa, il cane era agonizzante e in arresto cardiaco. I tentativi di rianimazione da parte dei veterinari dell’Ausl di Reggio Emilia si sono rivelati inutili.
Nella relazione veterinaria, si legge che Diego si trovava in “grave crisi respiratoria, senza acqua di bevanda, in condizioni igieniche drammatiche”. Un quadro che apre la strada a possibili procedimenti penali, ora al vaglio della magistratura, contro il proprietario.
L’episodio avviene a pochi giorni dall’entrata in vigore della Legge Brambilla (1° luglio 2025), la prima riforma organica del Titolo IX bis del Codice penale dedicato ai reati contro gli animali. La legge, voluta dalla deputata Michela Vittoria Brambilla, inasprisce le pene per uccisione e maltrattamento, anche se non elimina del tutto l’impunità di fatto per chi riceve pene inferiori ai due anni.
In casi come questo, il reato più probabile non è l’“uccisione di animale”, ma l’abbandono (art. 727 c.p.) e il maltrattamento (art. 544 ter), che prevedono:
- fino a 2 anni di carcere e 30.000 euro di multa per maltrattamento,
- fino a 1 anno di arresto o ammenda fino a 10.000 euro per abbandono.
In caso di morte dell’animale a seguito dell’abbandono, la condanna potrebbe aggravarsi, ma non è automatica l’imputazione per uccisione, che richiederebbe la dimostrazione di crudeltà volontaria e premeditazione.
Resta da vedere come la magistratura qualificherà il caso di Diego. La nuova legge offre strumenti più incisivi, ma non elimina il rischio che — anche in caso di condanna — il responsabile non metta mai piede in carcere, rimanendo solo sanzionato sul piano economico.