VARESE Agli Europei di canottaggio, in onda tra una settimana a Varese, non ci sarà Elia Luini. Primo grande appuntamento internazionale ospitato nella nostra provincia e l’uomo di punta del remo varesino sta a guardare. Uno smacco, per lo stesso Luini in primis. Gli era stato offerto un posto come riserva. «No, grazie – ha detto il fuoriclasse di Voltorre – Se gareggio a casa mia, davanti alla mia gente, lo faccio da titolare su un equipaggio competitivo». «No, grazie», l’ha detto anche la federazione. E Luini farà lo spettatore.
Ma andiamo con ordine, perché la storia è lunga: un copione fatto di polemiche con la Federazione, scorie post olimpiche, vendette incrociate. Secondo logica e secondo gli accordi, Luini sarebbe dovuto essere capovoga del doppio pesi leggeri con a bordo Pietro Ruta; cioè, la stessa barca in gara alle Olimpiadi giusto un mese fa. Il raduno pre Europei, per gli atleti reduci da Londra, sarebbe dovuto cominciare lunedì 3 settembre.
Senonché, martedì 28 agosto è arrivato un contrordine dalla direzione tecnica: ci si ritrova sabato 1° settembre e i pesi leggeri devono già essere in peso, con tolleranza massima di un chilo mezzo rispetto al limite gara (70 chili). Chi non rispetta i parametri, torna a casa.
Il perché, a detta della direzione tecnica, era racchiuso nella necessità di inscenare una selezione interna con gli atleti già in raduno dal 29 agosto, in quanto non reduci dalle fatiche olimpiche.
Buona parte del gruppo di Londra – visto che il peso gara in genere è richiesto a ridosso della competizione, non due settimane prima – ha rinunciato e il 1° settembre manco s’è presentato. Fra i quali Pietro Ruta, il compagno di barca di Luini.
Luini, ottenuta una deroga di un giorno, è arrivato alla Schiranna domenica 2 settembre. Peso in regola («Mi ero tenuto sul pezzo, ci tenevo agli Europei», ha detto lui), salvo scoprire che Ruta non c’era. Due le ipotesi: primo, fare un doppio con un nuovo compagno, a scapito della competitività; secondo, provare a cambiare barca. Luini ha cercato di percorrere quest’ultima via, chiedendo di salire sul quattro senza, più rodato di un ipotetico doppio tutto da inventare. Risposta del direttore tecnico Antonio Alfine: «O fai il doppio, o vieni come riserva».
Quel che ha sua volta ribattuto Luini è la notizia del giorno: «Mi spiace davvero tanto – commenta amareggiato il fuoriclasse varesino – È stato un anno complicato, con le Olimpiadi a prosciugare tutte le energie. Ma io ci tenevo davvero, e ci tenevo a far le cose per bene. Non è stato possibile, qualcuno poi mi spiegherà perché. Qualche idea ce l’ho, ma poco conta: conta che non vogherò a casa mia. Ma terrò fede a tutti gli impegni presi con la Provincia, col presidente Galli innanzitutto».
Luini non è l’unico big ad esser rimasto fuori. Solo tra i pesi leggeri, anche Miani, il già citato Ruta, Danesin e Caianiello – nel complesso, cinque dei sei azzurri di Londra – hanno mollato la presa.
Per non parlare del settore senior, dove i forfait dei big sono stati ancora più massicci. Meno male che, in chiave varesina, Pierpaolo Frattini ci sarà. Ma il resto del gruppo olimpico diserterà la kermesse.
È da Londra che tra atleti e federazione è muro contro muro, con la seconda da inchiodare (a detta dei primi) alle proprie responsabilità riguardo il fallimento olimpico. Una lotta senza quartiere, fatta di ripicche (la gestione dei ritiri pre Europei ne sembra la prova lampante), prese di posizione, veleni a mezzo stampa (o silenzi immotivati, sempre a mezzo stampa). Perfino il buon senso ha l’aria di essere diventato merce rarissima, quasi quanto la passione per questo sport.
A rimetterci, al netto di tutto questo tourbillon (incomprensibile dall’esterno), è il pubblico di Varese: la nazionale di casa sarà senza le sue stelle, tra le quali Luini, che sarebbe stato il nome da urlare più forte.
Luca Ielmini
s.affolti
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