Non esiste: disastroso se non di più. Sbaglia tutto ciò che si può sbagliare. Triple fuori bersaglio, palle perse, sofferenza difensiva. E’ davvero il cugino lontanissimo e scarso del Rautins che abbiamo ammirato.
Hunt gli passa sopra, lo travolge. Il suo andamento è lunatico, imbarazzante, da signorina. Sbaglia due schiacciate clamorose che altro non sono che l’emblema della sua serata e della sua stagione. «Se voglio posso, stasera semplicemente non voglio». Giochi per la Pallacanestro Varese non nel parchetto sotto casa.
Ragazzo, se vuoi guadagnare spazio e fiducia, devi dare molto di più. Pozzecco gli concede minuti importanti nel secondo quarto, Andrea si prende due tiri abbastanza agevoli e li sbaglia entrambi.
Il capitano entra bene, recuperando palloni e tenendo Varese in scia finché c’è speranza. Poi perde il controllo della squadra, salvo risvegliarsi nel finale quando Callahan suona il gong della rimonta. Tra i pochi a salvarsi. Ma non basta.
Tenta timidamente di mantenere Varese in vita nel momento migliore dell’Orlandina, ma è un’impresa titanica. Poi inizia anche lui a collezionare errori su errori.
Casella lo supera nelle rotazioni, sbaglia un tap-in apparentemente semplice sul finire del secondo quarto. Quasi ingiudicabile.
Parte bene, con una gran palla recuperata sottomano seguita da una tripla. Poi si siede quando l’Orlandina cresce e rientra solo nel terzo quarto, sbagliando le prime due conclusioni. Non c’è il cambio di ritmo nelle sue corde, non prende in mano la squadra quando serve.
Alterna cose bellissime ad altre meno belle. L’euforia lo porta da uno sfondamento subito ad una tripla sbagliata appena entrato sul parquet. Il sergente è l’uomo della speranza, riaccende la sfida con le sue triple. Non è un fenomeno, lo sa, ma ha due palle così. Che sia d’esempio.
Ci prova, si vede costretto a provarci dall’arco perché gli lasciano spazio. Una volta entra, le altre no, Natale è passato. Sbaglia tanto, affonda e non mette sul parquet la fisicità che gli conosciamo.