Da Mario Santana ad Alessio Pala, dall’omofobia nel mondo del pallone alla lotta Scudetto e alla Nazionale. Cesare Prandelli, commissario tecnico azzurro dal 2010 al 2014, ha concesso a La Provincia di Varese un’intervista a tutto campo.
Se ha accettato questa sfida è perché la vuole vincere. Mario ha un carattere forte e non si tirerà mai indietro. È sempre stato un generoso, uno che sul campo lascia anche l’ultima goccia di sudore. E anche per questo è benvoluto nello spogliatoio. Se ha deciso di dire sì significa che farà di tutto per aiutare a salvare la Pro. Sarà un valore aggiunto.
Con me ha giocato esterno, mezzapunta e interno di centrocampo: in tutti e tre i ruoli ha sempre garantito quantità e qualità. Non conosco la sua condizione atletica, ma penso possa essere ancora un grande centrocampista, uno di quelli che ti assicurano tempi di gioco e qualità in costruzione. E poi ha sempre quel guizzo capace di cambiare la partita.
Credo fosse un Fiorentina-Bologna. Sbagliò alcuni dribbling e l’esigente pubblico fiorentino cominciò a beccarlo. Lui non si scompose, continuò a giocare a modo suo, e alla fine ci fece vincere la partita. Non ha paura di rischiare, sinonimo di grande personalità.
Ma ci sono i presupposti per risalire. Oltre a Santana, c’è mister Pala, che conosco da anni, dai tempi dell’Atalanta. Alessio sa di calcio, ha attitudine al lavoro e, avendo allenato nelle giovanili, ha pazienza e dedizione per far crescere un gruppo. Dopodiché noi allenatori viviamo di riflesso: siamo bravi quando la squadra risponde ai suggerimenti. Ma credetemi, Pala è un tecnico molto preparato.
Non entro nel caso, ma mi auguro due cose per il futuro.
Primo, durante la gara gli allenatori dovrebbero guardare solo la propria squadra, l’arbitro e il quarto uomo. Se si incrociano gli sguardi con l’altra panchina si rischia di creare una “partita nella partita”, che può sfociare anche in episodi spiacevoli.
È la cosa più importante: mi riferisco a un cambiamento culturale a cui un paese civile deve arrivare. Litigare è umano, succederà sempre. Ma smettiamola di usare termini come frocio, finocchio, negro, terrone: ci si può mandare a quel paese anche senza insultare una razza, una provenienza geografica, un orientamento sessuale. L’incazzatura ci può stare; l’insulto a un genere, a un’etnia, a una scelta sessuale, no. Spero che col tempo certi termini spariscano dal nostro vocabolario.
Dall’educazione dei calciatori del futuro, quindi dai settori giovanili. Parte tutto da lì. Certo ci vorrà tempo:la nostra società è ancora distante anni luce dalla soluzione di questi problemi.
Dipende dalle nazioni, ma in Inghilterra e in Germania sono molto avanti rispetto a noi.
La Juve è rientrata alla grande, ma sono convinto che anche le altre lotteranno fino in fondo. L’Inter è stata in testa fino a due settimane fa, non certo per caso; il Napoli ha trovato equilibrio e ha Higuain, che farebbe la differenza ovunque in Europa. La Roma con Spalletti ritroverà concretezza ed equilibrio. La Fiorentina ha bisogno di alternative valide agli undici titolari, ma mi pare che si stia muovendo in tal senso. Penso che fino alla fine 25 milioni di tifosi potranno sognare lo scudetto, e questo per il calcio è qualcosa di bello.
Gli addetti ai lavori, a cominciare dai presidenti di Serie A, dovrebbero pensare per dieci secondi anche alla Nazionale. Non solo quando ci sono gli Europei e i Mondiali, ma anche durante il percorso che porta a quelle manifestazioni. Amiamola tutti un po’ di più, questa Nazionale.
Perché no, ci organizzeremo. E poi a Busto si è sposato mio figlio: è una città che conosco molto bene.