Anche le leggende salutano. Ed indubbiamente Paolo Salmini è una di queste. Ha sempre lavorato in silenzio, dietro le quinte. Quarantacinque anni di Pallacanestro Varese, come responsabile delle statistiche, ma non solo. Un collezionista, archivista di primo livello. E tutto, solamente per passione.
Ma è giunto il momento di dire basta, a 73 anni: «Come tutte le belle cose, prima o poi bisogna avere il coraggio di dire basta» esordisce lui. Paolo a fine stagione scorsa ha deciso di abbandonare il suo ruolo.
Non è una novità però, perché la società è stata informata il 12 maggio, al termine della scorsa stagione: «Non mi piace apparire, e ho sperato fino all’ultimo che il mio addio passasse sotto silenzio. Perché non è nel mio stile. Però in questi giorni ho letto degli apprezzamenti su Facebook che mi hanno fatto piacere, e mi hanno anche commosso, ad essere sincero – spiega Salmini – Tutto quello che ho fatto però, l’ho sempre fatto da volontario senza chiedere nulla, perché mi piaceva, ma ho deciso di smettere perché non c’erano più le condizioni per andare avanti».
Una vita a Masnago, quarantacinque anni a tenere in ordine le statistiche, nessuno più longevo di lui in tutta la massima serie italiana: «Sono stati anni belli, interessanti e allo stesso tempo impegnativi – racconta – Una bella esperienza che mi ha permesso di conoscere tantissime persone. Quarantacinque anni che ho passato lavorando secondo i miei parametri mentali, che purtroppo ora non sono più applicabili».
Una passione nata nel lontano 1969: «Ho iniziato a venire al palazzetto da tifoso, poi nel 1969 il compianto Aldo Monti mi coinvolse in questa attività che ho lasciato lo scorso 12 maggio. I primi furono Motta e Tadini, che hanno iniziato su un cartoncino segnando a penna i rimbalzi, i tiri. Anche io sono partito con i fogli di carta quando ancora la Lega Basket non aveva istituito il servizio di raccolta dati. Le statistiche le inviavamo per raccomandata. Adesso è tutto online, il computer è stato introdotto nel 1983, o 1984».
Con gli anni Salmini ammette di aver fatto sempre più fatica, «anche perché divento vecchio ed ho i miei parametri, che utilizzavo anche quando lavoravo in banca, mestiere che ho fatto per 36 anni». Ad esempio, prima di ogni partita faceva un test per assicurarmi che il computer funzionasse. E le sorprese, a volte, non sono mancate. «Il primo di gennaio del 2015 ero al palazzetto ed il programma non si apriva, ho avvisato la Lega che però ci ha messo molto a risolvere il problema – ricorda Salmini – Questo perché l’informatica dà tanto ma allo stesso tempo richiede molto. Siccome io divento vecchio ma noto che anche gli altri fanno fatica a stare al passo, ho deciso di smettere. La società è stata avvisata il 12 maggio, decideranno loro chi mettere al mio posto».
Non solo raccolta dati e statistiche però: «Mi sono occupato anche della raccolta dei VHS per gli allenatori, un lavoro che ho fatto assieme a Dodo Colombo e anche a Matteo Jemoli. Adesso c’è il servizio video della Lega, ed è tutto più semplice». Un archivio vivente, infatti Paolo possiede una raccolta infinita di foto e documenti della pallacanestro Varese.
Una storia lunga quarantacinque anni, dalla grande Ignis allo scudetto della Stella, ed oltre: «Ho iniziato negli anni della grande Varese, e ora ho una collezione di oltre settemila foto, libri, raccolte, tutta la storia della Pallacanestro Varese. Però la più grande memoria storica di questa società, prima ancora di me, è Augusto Ossola». Un patrimonio che Paolo è pronto a condividere: «Chiunque volesse vedere qualcosa, può chiedermelo».