Un gioco da bambini, un sogno da ragazzi che potrebbe diventare una realtà lavorativa. Le premesse ci sono tutte, e l’impegno di giovane architetto varesino, anche: costruire case non solo in armonia con la natura, ma addirittura su un albero.
«Ho iniziato nel 1999 nel nostro giardino di via San Pedrino, con mio fratello Paolo e qualche amico, a costruire una semplice piattaforma sull’albero più grande del giardino. Volevamo uno spazio tutto nostro, dove gli adulti non sarebbero mai potuti arrivare».
I ragazzi mettono a frutto le conoscenze apprese nell’esperienza del gruppo scout, e la struttura prende forma. A sei metri e mezzo d’altezza. Ma una piattaforma non basta: «Ci abbiamo preso gusto – racconta Edoardo – e l’anno successivo l’abbiamo ampliata: abbiamo aggiunto un secondo livello, una zona notte con tanto di botola sul tetto per poter continuare ad arrampicarsi sul grande faggio, e poter godere di una splendida vista sulla città».
Così in questo giardino in pieno centro sorge una delle più complete case sull’albero della città, che distrae e riporta all’infanzia gli automobilisti fermi ad uno dei semafori cruciali del centro, quello che regola l’incrocio tra via San Pedrino, via Magenta e via Piave.
La Kasetta, come è stata battezzata dai suoi costruttori, diventa ben presto il centro della compagnia di amici: «Passavamo giornate intere tra musica, chiacchiere e divertimento, appollaiati a più di sei metri da terra. Una sera eravamo in venti, seduti in Kasetta o sui rami del faggio» racconta ancora il giovane architetto.
Un’esperienza così non può che segnare il tuo futuro. Per questo Edoardo decide di studiare architettura, e di proporre una tesi di laurea in Interior Design proprio sul tema «casa sull’albero». Perché all’estero, soprattutto nel nord Europa ma anche in Giappone, versioni tecnologicamente avanzate della Kasetta di via San Pedrino stanno smettendo di essere una rarità.
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