Case chiuse a Case Nuove? È questa la provocazione lanciata dal sindaco per far quadrare i conti del Comune e, contemporaneamente, risolvere una delle questioni più annose di Somma, ovvero il futuro di Case Nuove, la frazione a due passi dalle piste di Malpensa.
Del resto di questi tempi i Comuni attendono direttive dal governo centrale e chiudere i bilanci dell’ente locale diventa sempre più un problema. Irpef già al massimo e Imu in sospeso tra le vedute diverse e i litigi più o meno manifesti dei gruppi politici al governo, legano le mani agli amministratori locali che non riescono a fare quadrare conti.
Dal confronto tra Anci e governo nessuna certezza, solo rinvii e impegni generici. Non si può fare affidamento nemmeno sull’addizionale comunale sui diritti d’imbarco, tassa che continua a lasciare sempre meno nelle tasche. «Anziché 450mila euro, nel 2012 sono entrati nelle casse di Somma circa 60mila euro», annota il sindaco alle prese con 800mila euro da trovare per far quadrare il bilancio del comune dopo aver già raschiato il fondo del barile per oltre 200mila euro.
Così, con l’acqua alla gola, il primo cittadino sommese cerca di aguzzare l’ingegno e ipotizza la possibilità di aprire le cosiddette case chiuse in quel di Case Nuove. La frazione delocalizzata di Somma diventerebbe teatro o cornice del “mestiere più vecchio del mondo”? Perché no, sembra dire Guido Colombo. «Esiste un mercato parallelo in tal senso davvero importante che muove grosse cifre in maniera sotterranea: perché non regolamentarlo e regolarizzarlo qui?» si chiede.
Nessuna istigazione alla prostituzione, intendiamoci. «C’è chi ha scelto questo “mestiere”», aggiunge, «anche se facciamo finta di non vedere o di non sapere il problema esiste nell’intorno aeroportuale». Tanto vale, allora, “legalizzarlo”? «Si darebbe dignità al lavoro più vecchio del mondo», è la provocazione. Qualche immobile, tuttora chiuso e murato, della Case Nuove delocalizzata, dove la stragrande maggioranza degli abitanti si è trasferita altrove da dieci anni, ritroverebbe vita. I potenziali clienti, soprattutto stranieri provenienti da Malpensa, non dovrebbero insomma spostarsi su altre piazze o allungarsi nella metropoli milanese, ma potrebbero trovare interessante la frazione a due passi dallo scalo aeroportuale. E il Comune intascherebbe affitti non contemplati finora?
Chissà se regione Lombardia e tutti gli attori interessati dall’accordo quadro di programma Malpensa 2000 vorranno anche soltanto leggere l’idea provocatoria. Colombo, intanto, la butta là quasi a sparigliare le carte dell’intero mazzo lanciando un segnale sulla partita delocalizzazione tuttora ferma al palo.
«La situazione è disastrosa intorno a Malpensa, invito il governatore Maroni a rendersi conto di persona della situazione». Dopo il trasloco delle famiglie di Case Nuove, Lonate Pozzolo e Ferno, sono rimasti soltanto borghi semideserti e case chiuse. L’avance sobillatrice del sindaco Colombo le renderebbe diversamente abitabili rispetto al passato.
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