VARESE – Una conferenza stampa convocata pochi minuti prima del consiglio comunale per chiarire, dopo una lunga settimane fatta di bocche cucite e di imbarazzi, la posizione dell’amministrazione sul futuro della Caserma Garibaldi, al centro delle polemiche (da parte dell’Università dell’Insubria) e di due interrogazioni presentate da Stefano Angei (Lega) e Franco Formato (Lombardia Ideale) per la minoranza. Il sindaco Davide Galimberti, affiancato dagli assessori Andrea Civati e Enzo Laforgia, ha ripercorso le tappe del lungo iter del progetto, ribadendone il valore strategico e la coerenza con gli accordi sottoscritti negli anni.
Galimberti ha ricordato che la vicenda della Garibaldi nasce nel 1994, quando il Comune si impegnò a destinare l’ex caserma a funzioni universitarie nell’ambito dell’accordo di programma sulla nascita dell’università dell’Insubria. Dopo il successivo cambio di rotta dell’ateneo, che preferì investire su altri poli, nel 2007 il Comune acquistò la struttura con l’idea di realizzare un teatro cittadino. Il progetto attuale prese forma nel 2014, quando la Regione, allora guidata da Roberto Maroni, stanziò 20 milioni di euro rendendo l’intervento finalmente concreto.
Da quel momento, l’accordo di programma – firmato da Maroni, Fontana, Vincenzi e Coen – fissò la destinazione d’uso come polo culturale con il trasferimento della biblioteca civica e altre funzioni connesse. L’amministrazione Galimberti, dal 2016, ha lavorato per riequilibrare i costi inizialmente sottostimati, arrivando a un investimento complessivo di oltre 23 milioni di euro, con un importante contributo regionale e in minima parte comunale.
Il sindaco ha sottolineato che il progetto è oggi in fase avanzata di realizzazione e che modificarne la destinazione comporterebbe una spesa aggiuntiva di oltre 10 milioni di euro e lo spreco delle risorse già impiegate. “La vocazione universitaria – ha spiegato – resta parte integrante di questo polo della conoscenza, che accoglierà studenti e cittadini e darà nuova vita a piazza Repubblica”.
L’assessore Andrea Civati ha evidenziato la visione urbanistica di lungo periodo, ricordando come la scelta del polo culturale si inserisca in una strategia più ampia di rigenerazione urbana e rilancio della città universitaria. «Mettere oggi in discussione un percorso condiviso da trent’anni – ha affermato – significa minare la credibilità della politica».
L’assessore Enzo Laforgia ha invece richiamato l’attenzione sui vincoli storici e architettonici imposti dalla Soprintendenza sin dai primi anni Duemila, che definiscono la Garibaldi come edificio da preservare integralmente e da destinare a funzioni culturali. Ha inoltre ricordato che la progettazione ha sempre seguito criteri di apertura e accessibilità, con spazi pensati per la fruizione pubblica e la connessione con la piazza.
Sul piano gestionale, il Comune ha già stipulato un accordo con la rete CSBNO, che collega oltre 70 biblioteche lombarde, per assicurare una gestione moderna ed efficiente del futuro polo culturale.
In chiusura, Laforgia ha precisato che il progetto è stato condotto in modo trasparente, con visite al cantiere, incontri pubblici e il coinvolgimento di progettisti e studenti, respingendo le accuse di mancanza di condivisione.
La conferenza si è così conclusa con una posizione netta: nessun ripensamento sulla destinazione d’uso della Caserma Garibaldi, che rimane il fulcro del progetto di rigenerazione urbana del centro di Varese. Con buona pace dell’Università dell’Insubria e del suo rettore, Maria Pierro.













