Ultima o penultima puntata, lo decideranno gli organi giudiziari competenti: l’intenzione del terzo capitolo della saga Varese-Caja è quella di completare le informazioni date nei giorni scorsi. Perché la querelle tra la società e l’ex allenatore non mette solamente in risalto una vicenda di carattere privato, tra inadempienze certificate a un primo giudizio e ricorsi che tenteranno di farle cadere, ma pone anche una questione di regole che governano i rapporti di lavoro nel mondo del basket.Davanti al Collegio permanente di conciliazione e arbitrato della Lega Attilio Caja ha prodotto due documenti.Il primo è una scrittura
privata siglata da entrambe le parti in data 24 febbraio. In mezzo alle innumerevoli clausole atte a regolare il futuro rapporto di lavoro, alla voce compensi si legge «minimo salariale di Lega di cui agli accordi vigenti», che Varese deve corrispondere «entro il dieci di ogni mese, con decorrenza da marzo 2015 a luglio 2015». Fanno cinque mensilità.La scrittura non riporta alcuna cifra che quantifichi l’espressione «minimo salariale di Lega», cifra che però compare nel contratto (secondo documento prodotto in giudizio da Caja) depositato in Lega dalla Pallacanestro Varese in data 26 febbraio: 28.580 euro.