Caso Ebagua, i tifosi con Giulio «Rosati, ora fagli un biennale»

VARESE Uno stadio spaccato in due non è bello nemmeno da immaginare, figuriamoci da vedere e da ascoltare. Eppure è successo domenica sera al Franco Ossola per Varese-Pontisola. Da una parte la curva con i fischi, i cori e gli insulti a Ebagua, dall’altra tribuna e distinti che si sono schierati (quasi) totalmente con il giocatore nigeriano.

A distanza di qualche giorno, gli umori non sono poi tanto cambiati: c’è allenamento, si va allo stadio per passare il pomeriggio e fare due chiacchiere, il Varese è un aggregatore sociale oltre che una squadra di calcio. Il caso Ebagua ha superato i confini della città ed è diventato di dominio nazionale: ne hanno parlato tutti i quotidiani, al Franco Ossola sono arrivate le telecamere della Rai.

I tifosi erano divisi domenica sera, e divisi sono rimasti: ma prevale nettamente il partito dei “pro Giulio”. Guidato da Maurizio Scalamandrè, maglia ufficiale e marsupio del Varese: «Io agli insulti dico no, sempre e comunque: e credo che anch’io al posto di Ebagua avrei reagito in quel modo. Perché ricordiamoci che questi ragazzi sono calciatori, ma sono anche degli uomini: e io sono certo che a Giulio si sia spezzato il cuore».

Ne fa invece un discorso tecnico Luciano Bonvini: «Ebagua deve rimanere: perché è forte, e perché il Varese ne ha bisogno. La società dimostri di non essere debole e gli faccia firmare subito un bel biennale».
Ebagua sì anche per Paolo Ambrosini: «Dovesse andarsene, lo rimpiangeremmo per tutto il campionato: è un attaccante di sfondamento, merce rara, si intenderebbe alla perfezione con De Luca».

Qualche passo più in là, al bar Goalasso, c’è chi scuote la testa: «Ebagua ha sbagliato – dice Alberto Di Mauro – perché un giocatore stipendiato dal Varese non può permettersi di rivolgersi ai tifosi come ha fatto lui, mostrando il dito medio alla curva. Aveva ragione, ma con quel gesto è passato dalla parte del torto. Credo che i giocatori debbano portare un po’ di rispetto ai tifosi che pagano il biglietto e spendono soldi per le trasferte. Ormai il giocattolo è rotto: meglio che Ebagua cambi aria, purtroppo».

E poi ci sono i ragazzi della curva. Che non rilasciano dichiarazioni ufficiali (annunciano un comunicato nei prossimi giorni), ma spiegano che «il razzismo in questa storia non c’entra: Osuji e Shakpoke erano e restano grandissimi amici della curva. A Ebagua non perdoniamo le parole dette quando è andato al Torino e la mancanza di rispetto per la maglia». Il caso non è chiuso.

Francesco Caielli

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