BERGAMO – La difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, potrà finalmente visionare le copie ad alta risoluzione delle fotografie e dei tracciati delle analisi del DNA effettuate dal RIS di Parma nel corso delle indagini.
Il provvedimento, firmato martedì scorso dal tribunale di Bergamo, dà seguito a una lunga vicenda giudiziaria iniziata nel 2019, quando la Corte d’Assise aveva dato un primo via libera alla revisione, poi negata in più fasi fino alla decisione definitiva della Cassazione nel 2023: niente nuove analisi, ma possibilità di accedere ai dati esistenti.
A esaminare i materiali sarà il consulente tecnico Marzio Capra, già noto per essere perito anche della famiglia di Chiara Poggi, vittima del caso di Garlasco.
Una traccia al centro del processo
Al centro dell’inchiesta c’è una traccia mista di DNA – denominata “31-G20” – rinvenuta sugli indumenti intimi della tredicenne di Brembate. Inizialmente attribuita all’allora sconosciuto “Ignoto 1”, fu collegata a Bossetti solo dopo il suo arresto nel 2014, divenendo la prova chiave della sua condanna.
Bossetti si è sempre proclamato innocente e, attraverso i suoi legali, ha chiesto per anni nuove analisi sui reperti, nella speranza di riaprire il caso. Tuttavia, la Cassazione ha più volte negato la possibilità di riesaminare fisicamente i reperti, permettendo soltanto la visione dei tracciati e delle immagini prodotte a suo tempo.
Il provvedimento emesso dal tribunale di Bergamo concretizza ora questa possibilità, accogliendo – almeno in parte – le richieste della difesa.