CASSANO MAGNAGO Anche stavolta il ricordo del partigiano Mauro Venegoni ha sollevato un polverone politico: ne è rimasto ancora vittima l’europarlamentare Francesco Speroni, pesantemente insultato e definito «fascista» da Elio Giacometti, ex segretario provinciale dei Comunisti italiani.
Le offese indirizzate dall’esponente di sinistra all’onorevole leghista, che insieme alla fascia blu istituzionale indossava una sciarpa col simbolo della Padania, hanno contribuito a surriscaldare il clima già incandescente che ha segnato l’inizio della cerimonia di ieri. Ad infiammare gli animi, subito dopo la deposizione della corona ai piedi del cippo in memoria del patriota legnanese, i cori intonati dai rappresentanti della Rete Antifascista dell’Altomilanese, dell’Associazione partigiani e della Federazione della sinistra, nonché del Comitato antifascista di Busto Arsizio. «Ora e sempre resistenza» è uno degli slogan risuonati tra le vie Gasparoli e Bonicalza, dove il 31 ottobre 1944 fu ritrovato il cadavere di Venegoni, trucidato dai fascisti. E dove ogni anno si tiene la manifestazione organizzata dai Comuni e dalle sezioni Anpi di Cassano, Busto e Legnano.
Giacometti si è addirittura sovrapposto alle parole del moderatore, il presidente dell’Anpi legnanese Luigi Botta, che ha ringraziato Speroni, «rappresentante dell’Unione europea, espressione di Paesi democratici, compresa l’Italia antifascista». Il partigiano ha poi invitato a «rispettare sempre le istituzioni, chiunque siano i rappresentanti scelti dai cittadini». Non è mancato
chi ha risposto alle ingiurie rivolte all’eurodeputato: «Viva Speroni», ha urlato il capogruppo leghista cassanese, Romano Mettifogo, difendendo il politico bustocco, già nel 2004 contestato per aver abbandonato la cerimonia, in polemica con gli attacchi dell’oratore dell’Anpi ai tentativi di modificare la Costituzione «a colpi di maggioranza».
A riportare la calma il discorso, applaudito a più riprese, dell’assessore di Legnano Maurizio Cozzi, secondo cui «Venegoni ha fatto in modo che non dovessimo più vergognarci di essere italiani». La vergogna, ha spiegato, «per le leggi razziali, per chi ha cacciato gli ebrei dalle scuole e li ha deportati nei campi di concentramento». Ma anche per il fatto che oggi «si senta l’esigenza di difendere la trasparenza etica, la coerenza e la moralità, che dovrebbero essere l’essenza della politica». Da Cozzi l’attacco al «buontempone che ha pensato di sostituire il 25 aprile con il 18: di imbecilli è pieno il mondo». Infine la condanna delle «idee revisioniste: è giusta la pietà per tutti, ma c’è chi ha combattuto per la parte sbagliata, sbagliatissima».
Roberto Cenati, presidente provinciale dell’Anpi milanese, si è invece soffermato sull’«eredità più preziosa della resistenza: la Costituzione», disattesa in particolare «per quanto riguarda il diritto al lavoro, soprattutto per i giovani». Con le parole del partigiano Giacomo Ulivi, ha poi stigmatizzato «il pregiudizio della sporcizia della politica, che riaffiora pericoloso». A Cenati la medaglia ricordo, consegnata quest’anno dal sindaco di Busto Gigi Farioli.
Luca Girardi
s.bartolini
© riproduzione riservata