Castellanza, arrestato estortore che chiedeva la tangente minacciando incendi

In manette un sessantatreenne che aveva chiesto ad un imprenditore 10 mila euro. Identificato dal sistema di riconoscimento facciale e dagli abiti che indossava sia durante una "visita" in caserma sia durante una minacciosa telefonata alla vittima (Foto d'archivio)

CASTELLANZA – Arrestato con l’accusa di avere chiesto il pizzo ad un imprenditore minacciando di mandare in fumo l’azienda, in caso di mancato pagamento di 10 mila euro. Si tratta di un uomo di 63 anni, di origini siciliane con numerosi precedenti penali che è stato individuato e arrestato dopo la denuncia della persona che aveva preso di mira. Tutto ha avuto inizio lo scorso luglio, quando il proprietario di una società di autonoleggio aveva trovato nella cassetta della posta un biglietto anonimo. “Abbiamo deciso di assicurarti contro l’incendio della ditta, il costo è 10 mila euro non trattabili. Se sei d’accordo – ci sarebbe stato scritto – traccia una grande X sul cancello. Hai tre giorni di tempo, non chiamare le forze dell’ordine, trattare con noi è più conveniente”.

Al biglietto qualche giorno dopo, era seguita una telefonata nella quale veniva intimato il pagamento della somma entro 2 giorni. A quel punto l’imprenditore aveva denunciato tutto ai carabinieri che avevano individuato il telefono pubblico dal quale era stata effettuata la telefonata. Acquisite le immagini delle telecamere di video sorveglianza, hanno esaminato quelle del giorno e dell’orario in cui era stata fatta la chiamata minatoria. Un uomo in bicicletta che scende, entra nella cabina e chiaramente mette qualcosa sul ricevitore,

per camuffare la voce, quindi dopo una breve chiamata, risultata al numero della vittima, cancella con un panno le eventuali impronte e si allontana. E’ stato poi il sistema di riconoscimento facciale Sari a fare il resto. La persona ripresa dalle telecamere è un pregiudicato arrestato con alcuni complici a febbraio del 2014 per i furti di rimorchi carichi di merci. Va detto che, a questo punto, il pregiudicato ci ha “messo del suo”, per farsi arrestare. Il 25 luglio, tre giorni prima della telefonata minacciosa dalla cabina il sessantatreenne si era presentato dai carabinieri per chiedere una dichiarazione, che era stata depositata anni prima in caserma, relativamente al possesso di una vettura che risulta ancora intestata a lui ma che era da tempo nelle disponibilità dell’ex moglie che continuerebbe a collezionare multe che poi l’uomo è chiamato a pagare, tanto da avere accumulato un debito con l’erario di circa 10 mila euro, la dichiarazione gli è necessaria perché lo sollevava da ogni responsabilità per fatti compiuti dalla donna che era fuggita con la sua macchina. Il pluripregiudicato era andato in caserma indossando gli stessi abiti che tre giorni dopo aveva quando le telecamere lo hanno immortalato a fare la telefonata estorsiva, pantaloncini viola e maglietta. L’identificazione a quel punto è certa, e per lui viene disposta un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che è stata eseguita dai carabinieri