Ogni estate, da anni, il parco archeologico di Castelseprio, nel cuore della Valle Olona, torna a popolarsi di giovani archeologi armati di cazzuole, setacci e taccuini. Arrivano dalle università di Chieti-Pescara, Padova e dall’Università Cattolica di Milano, e trascorrono settimane al lavoro sotto il sole, immersi – in tutti i sensi – nella storia del territorio varesino.
Accanto alla Direzione Regionale Musei Lombardia, portano avanti un lavoro meticoloso di scavo e documentazione, per comprendere come si articolava la vita quotidiana quando quest’area era abitata, tra le colline e le antiche mura longobarde.
La chiesa di San Giovanni e le nuove scoperte
Tra i luoghi più indagati spicca la chiesa di San Giovanni, un edificio datato tra la fine del VI e il VII secolo. Qui il gruppo dell’Università di Padova, guidato dal corso di laurea in Archeologia del Dipartimento dei Beni culturali, ha concentrato gran parte della campagna di scavo 2025.
Le ricerche si sono focalizzate sulle sepolture presenti all’interno dell’edificio e sulle strutture che ne raccontano la lunga evoluzione. È proprio in questo contesto che è emersa una delle scoperte più significative degli ultimi anni: sotto i livelli della chiesa, i ricercatori hanno individuato le tracce di un edificio ancora più antico, databile tra il V e il VI secolo.
Le prime analisi fanno pensare a una struttura residenziale, probabilmente con spazi dedicati alla vita domestica e alla conservazione delle derrate alimentari. Intorno, si estendevano aree di servizio con silos, focolari e piccole fornaci, indizi preziosi di un insediamento complesso e ben organizzato.
Un laboratorio di ricerca e formazione
Il lavoro a Castelseprio è anche una palestra per decine di giovani studenti. Il più giovane di loro ha appena 19 anni, e insieme ai compagni affronta giornate intense tra scavi, rilievi e catalogazioni. L’esperienza sul campo diventa così un laboratorio a cielo aperto, dove la teoria universitaria incontra la realtà tangibile della terra e dei reperti.
Durante le Giornate Europee del Patrimonio, il sito ha accolto oltre duecento visitatori, curiosi di osservare da vicino il lavoro degli archeologi e di scoprire i progressi della ricerca. Un segno tangibile di come la conoscenza del passato possa trasformarsi in partecipazione e consapevolezza collettiva.
Castelseprio, un passato che riaffiora
Ogni frammento recuperato contribuisce a ricomporre il grande mosaico del sito, testimonianza di un periodo cruciale tra la fine del mondo romano e la nascita dell’Europa medievale.
Gli archeologi sanno che il loro lavoro non finisce con la chiusura del cantiere estivo: i mesi invernali sono dedicati all’analisi dei materiali, allo studio dei dati e alla preparazione delle pubblicazioni scientifiche. Ma la promessa è già scritta: nel 2026 torneranno a Castelseprio, pronti a riaprire i quadrati di scavo e a dare voce, ancora una volta, alla terra che custodisce la memoria del tempo.