C’è quell’Aldilà che ci renderebbe meno meschini

Una volta all’anno, val la pena ricordare che moriremo tutti. Parrebbe scontato e previsto ma in realtà non si direbbe proprio, osservando il continuo formicolio e attivismo degli uomini, concentrati sul piacere terreno ed effimero.

Prima la scuola, poi il lavoro, la carriera, la famiglia, le vacanze e tutte le altre “coperture sociali”, emotive e contingenti, hanno reso la morte quasi un evento secondario.

Nessuno ci pensa o ne ragiona, vuoi perché non fa piacere, vuoi perché non c’è rimedio e vuoi perché nessun ne parla.

Una prova di tale situazione è il declino delle cosiddette scienze umane, e cioè della storia, della letteratura, della religione e della stessa filosofia. Al posto di “quelle scienze auliche” dilagano le volgari e onnicomprensive economia e tecnica, non tanto come espressioni della scienza (da scio-scis, sapere) globalizzata o delle varie culture, quanto più dell’attivismo, del progressismo, e dell’energismo che tutto fagocitano. L’effetto è che la morte è diventata un incidente o un disturbo, che si accetta rassegnati e passivi.


Guido Martinoli

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