Quattro agosto 2015: il sole batte forte sul Franco Ossola, fin troppo forse, mentre in mezzo al campo iniziano a radunarsi i primi giocatori del nuovo Varese Calcio. Molti, anzi quasi tutti sconosciuti, a parte vecchie conoscenze biancorosse come Luoni, Gheller, Bordin. Inizia una prima breve seduta di allenamento, nella curiosità generale. Con qualche minuto di ritardo, dal cancello con cui la tribuna comunica con il campo da gioco, fa capolino un ragazzo con un sacchetto di scarpe da gioco in mano. Giorgio Scapini gli si fa incontro con un sorriso indimenticabile, lo abbraccia e lo esorta a cambiarsi e a raggiungere i suoi nuovi compagni in campo.
È Andrea Azzolin, o meglio, Razzolin. «Non arrivai in ritardo per caso: avevo appena terminato gli allenamenti con la Pro Patria a Busto Arsizio – ci spiega Andrea con un sorriso – ma non volevo e non potevo perdere quell’occasione al Varese. Con Giorgio Scapini ero in costante contatto da qualche giorno, mi voleva a tutti i costi in squadra. Non potevo dire di no a lui, ma soprattutto non potevo dire di no al Varese». In fin dei conti, per Azzolin quello era un sogno che si avverava: «Sì, perché io ho sempre voluto far parte della prima squadra del Varese. La speranza era forse quella di arrivarci in una categoria più alta, ma Varese è la mia città, è la società in cui sono cresciuto calcisticamente, non potevo dire di no. E sono sempre più fiero di aver fatto questa scelta, non tornerei più indietro». Azzolin infatti con i colori biancorossi è diventato grande, arrivando a giocare una stagione e mezza in Primavera, prima con Stefano Bettinelli e poi con Maurizio Ganz.
L’allenatore della svolta, senza dubbio, è stato il Betti, a cui Andrea deve tanto, se non tutto: «Quando sono arrivato al primo anno di Primavera ero un mezzo giocatore, non ho paura ad ammetterlo, non avevo tanta personalità. La mia fortuna è stata quella di incontrare un grandissimo mister come Stefano Bettinelli. Perché lui è quel tipo di allenatore che non ti trasmette solo concetti tecnici o tattici, ma ti fa crescere dal punto di vista umano. Ho imparato tante cose grazie a lui, spesso ci sentiamo ancora, mi ha insegnato la giusta cattiveria che ci vuole per stare in campo». Soprattutto, ha forgiato un terzino capace di arare il campo in fase offensiva e di farsi rispettare in copertura: «Sulla fase difensiva Bettinelli è un martello, non transige. Sotto questo aspetto sono cresciuto in maniera esponenziale grazie a lui, non finirò mai di ringraziarlo». Buona parte del merito va al Betti, infatti, se Azzolin ora è uno dei cardini del Varese attuale e di quello del futuro, dopo una stagione giocata a livelli altissimi: «È andata bene, è stata una stagione positiva, e me ne accorsi quando vidi arrivare in ritiro giocatori come Marrazzo, Giovio. Per me la svolta è arrivata vincendo al Mari di Legnano, abbiamo fatto capire che non avremmo fatto sconti a nessuno. Penso che abbiamo fatto la storia, e vogliamo continuare a farla».