Centri massaggi a luci rosse In cinque vanno a processo

VARESE Centri massaggi a luci rosse: in cinque a processo. Davanti al gup Giuseppe Battarino ieri mattina sono comparse le tenutarie dei due locali hard, tutte donne, tutte giovani e minute, tutte cinesi, e il compagno di una di loro.
Prosciolto dall’accusa di favoreggiamento, invece, il commercialista che curava semplicemente i conti dei due centri chiusi nel marzo 2010 dopo un blitz della guardia di finanza di Gaggiolo coordinato dall’allora sostituto procuratore di Varese Raffaella Zappatini (oggi è

a Busto) e che nulla ebbe a che fare con lo sfruttamento della prostituzione, accusa alla quale dovranno invece rispondere i cinque rinviati a giudizio.
Il dibattimento avrà inizio il prossimo 6 marzo e in aula potrebbero essere chiamati a testimoniare i clienti dei centri massaggi in questione, uno in via Magenta e l’altro in via Cairoli, a Biumo, tutti varesini perbene, alcuni professionisti, quasi tutti insospettabili. L’indagine ebbe inizio da una soffiata: qualcuno segnalò all’autorità inquirente che in quei due centri non si praticavano soltanto massaggi mirati a rilassare, distendere o alleviare qualche dolorino dovuto allo stress. Pagando un piccolo sovrapprezzo i clienti poteva avere accesso a prestazioni extra di tutto rispetto. Se con 35 euro si acquistava il semplice massaggio, 20, 25 euro in più (il prezzo variava a seconda del tipo di extra richiesto) si poteva ottenere il pacchetto completo.
La guardia di finanza intercettò parecchie conversazioni che non lasciavano spazio a dubbi. A chiudere il cerchio, poi, ci sono le immagini riprese dalle telecamere nascoste delle fiamme gialle: in tutto sono state registrate 232 prestazioni extra. Le giovani prostitute, tutte orientali, si spartivano poi i guadagni con le tenutarie. Al momento del blitz, sfociato nel sequestro dei due centri, i militari della gdf trovarono in tutto tremila euro in contanti (1.600 in un centro, 1.400 nell’altro), incasso di una giornata di lavoro. Davanti agli inquirenti le tenutarie hanno ammesso tutto; lo stesso hanno fatto le giovani prostitute; le donne hanno anche dovuto confermare che nessuna di loro era in possesso, o lo era mai stata, di uno straccio di diploma legalmente riconosciuto che le autorizzasse a praticare qualunque genere di massaggio.
Per l’altra attività, invece, non servono titoli. Da quelli indagine, inoltre, nacque anche un pesante accertamento fiscale; la guardia di finanza, perseguendo la sua principale missione, eseguì una verifica capillare al fine di appurare quali reati tributari potessero nascondersi dietro alle due attività. Lo stralcio d’indagine non sarà oggetto del processo celebrato dal 6 marzo.

s.bartolini

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