Cerotti «d’oro» al Circolo Ecco dove non tornano i conti

VARESE All’ospedale di Circolo un cerotto può costare fino a 20 volte in più rispetto al prezzo suggerito dalle tabelle ministeriali, l’ovatta il triplo. La polemica sui prezzi della sanità pubblica è esplosa alla vigilia dell’approvazione del decreto sulla spending review ed è stata scatenata dalla pubblicazione online del listino dei prezzi medi di riferimento per l’acquisto di oltre 400 beni e servizi di uso comune nei nostri ospedali. A compilarlo è stata l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (Avcp). A stupire, più che i prezzi di siringhe e protesi ortopediche, è il confronto con i prezzi medi pagati da Asl e ospedali, nella maggior parte dei casi superiori a quelli suggeriti dall’autority. E la città giardino non fa eccezione. «Complessivamente, tra prezzi più alti e altri più bassi rispetto a quelli indicati dall’autorità, siamo sostanzialmente in linea con la media nazionale», assicurano dalla direzione di Villa Tamagno, ma su alcune singole voci ci sarà senz’altro da fare chiarezza.A cominciare dal costo dei “cerotti per fissaggio di aree estese”: il prezzo consigliato è di 13 centesimi e in media le Asl pagano dieci volte tanto e cioè 1,47 euro. Tantissimo, una differenza di prezzo abissale, ma la nostra azienda ospedaliera riesce a fare di peggio: 2,46 euro a cerotto, una cifra che è venti volte superiore a quella ritenuta congrua. Altro caso emblematico riguarda l’ovatta, il banale cotone idrofilo non sterile per uso sanitario. All’ospedale di Varese una confezione consta 2,38 euro, il triplo rispetto ai 75

centesimi suggeriti dalla tabella Avcp e il 50% in più rispetto al prezzo medio. Certo, si tratta di pochi spiccioli, ma è anche vero che si tratta di materiali molto usati in ospedale e comunque le differenze di prezzo possono essere eclatanti anche per dispositivi medici più costosi. É il caso degli stent coronarici, per cui al Circolo si spende mediamente il doppio rispetto al prezzo considerato congruo o per le protesi vascolari “rette in dacron maglia”: l’azienda ospedaliera per acquistarle paga 930 euro, il 40% in più rispetto alle 575 euro pagate in media dalle Asl italiane e quasi il 400% rispetto alle 261 euro stimate dall’autority.Per onor di cronaca bisogna segnalare che accanto a questi casi limite ce ne sono altri che vanno nel senso opposto e in cui l’ospedale di Varese riesce a strappare ai fornitori dei prezzi inferiori non solo alla media italiana, ma anche ai prezzi indicati dalle tabelle ministeriali.É il caso degli “steli femorali di revisione” che l’azienda ospedaliera paga 700 euro, la metà del prezzo medio dagli altri ospedali e il 20% in meno rispetto al prezzo suggerito dall’autority.«Per molti beni, poi, le differenze di prezzo possono essere fuorvianti perché dipendono dalla qualità, dalle specifiche tecniche o dalla dimensione delle confezioni o dall’acquisto collegato ad altri prodotti correlati», spiegano dalla direzione. Ma fatti i dovuti accertamenti una cosa certa: la spending review impone agli ospedali di rivedere i contratti per risparmiare il 3,7% della spesa e allinearsi ai prezzi indicati dall’autority.

s.bartolini

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