«Charlie diceva: digerisci le sconfitte Dopo Trento la reazione che volevo»

Il coach dell’Openjobmetis: «Per natura mi sentirò sempre colpevole, ma non ingigantiamo i problemi. Eyenga grande atleta e ottimo difensore. Daniel? Se non è al top fatica: resta il nostro centro titolare»

Lo abbiamo visto piangere, esultare in maniera scatenata, sbracciarsi freneticamente e ancora correre ad abbracciare un giocatore in campo, dopo un canestro, un recupero miracoloso o un fallo importante conquistato: Gianmarco Pozzecco ha messo tutto se stesso, con la generosità e la spontaneità che gli sono proprie, in questi primi mesi vissuti alla guida della Openjobmetis. Con la stessa sincerità, domenica scorsa dopo la partita persa con Trento ha lasciato trasparire, per la prima volta, tutto il suo disappunto per un match andato come nessuno si sarebbe aspettato. Il coach biancorosso riparte da qui: da una squadra presto più forte e competitiva, con l’imminente arrivo del nuovo acquisto, Christian Eyenga, e dalla consapevolezza – ribadita per primo a se stesso – della necessità di non estremizzare riflessioni, giudizi e stati d’animo sulla base di un singolo risultato sportivo.

Posso assicurare al Cavaliere e a tutti quanti che sto bene e che non mi servono assolutamente accertamenti dal cardiologo, visti i tanti test che ho già ampiamente superato. Effettivamente, sono un po’ preoccupato anche io per la mia salute – ride – ma spero di iniziare a soffrire meno il più presto possibile.

Sono ovviamente molto contento, perché l’innesto di un giocatore in più ci consentirà di avere rotazioni più ampie e di far rifiatare maggiormente coloro che finora sono stati gli assoluti protagonisti. E soprattutto avremo l’opportunità di allenarci meglio, nella speranza che anche Kangur recuperi al più presto. Solo nella settimana precedente al derby con Cantù ho avuto il gruppo completamente a disposizione, e i risultati si sono visti. So perfettamente che cosa dobbiamo riuscire a fare ora.

Dobbiamo essere bravi, anche se non è sempre facile, a rimanere lucidi e a mantenere equilibrio. La nostra è una buona squadra e, anche se adesso è in arrivo un ciclo di quattro partite difficili (Roma in trasferta, Milano in casa, poi Cremona e Brindisi fuori, ndr), l’importante è riuscire ad allenarsi in modo competitivo.

Perché il nostro pivot lo abbiamo già, ed è Ed Daniel. Poi c’è Callahan, che abbiamo visto giocare abilmente da 5, e Kangur può all’occorrenza occupare la stessa casella. Prendere un altro elemento in quel ruolo avrebbe voluto dire mettere da parte uno di questi giocatori, pertanto non ne vedevamo la necessità. Nella costruzione della squadra, ci siamo indirizzati fin dall’inizio verso la scelta di giocatori che fossero intercambiabili. E in più sono convinto di un’altra cosa.

Che queste tre partite non le abbiamo perse sotto canestro. Poi, ricordiamoci che Daniel finora è stato condizionato dagli infortuni: Ed è un giocatore che quando si trova in difficoltà dal punto di vista atletico perde inevitabilmente molto. La verità è che abbiamo perso tre partite perché abbiamo difeso poco.

Un grande atleta e un ottimo difensore.

Affronteremo un problema alla volta, anche perché finora non ci è praticamente mai successo di avere il gruppo al completo in partita. Tra l’altro, così potremo aiutare Kristjan a recuperare nel modo migliore.

Il vero problema è che nello sport di oggi si fanno troppi drammi. Lo dico anche a me stesso: vorrei riuscire a essere più distaccato. La realtà è che sono il primo, invece, a non dormirci. Ho iniziato a dormire male già dopo la sconfitta con Reggio Emilia. E questo non è concepibile, è addirittura sbagliato. La classifica dice che siamo due punti sotto Milano e a quattro punti dalla vetta. Posso fare un esempio?

Lo scorso anno, a Capo d’Orlando, siamo partiti malissimo: dopo tre giornate, la mia squadra aveva zero punti, mentre la prima ne aveva sei. Sapete com’è finita? Siamo arrivati secondi, dietro a Trento. Lo diceva il grande Charlie (Recalcati, ndr) nel periodo dello scudetto della Stella.

Che bisogna essere sempre capaci di metabolizzare le sconfitte. E invece si ha sempre la tendenza a descrivere ogni situazione peggio di come sia in realtà. L’euforia massima dopo il derby vinto con Cantù può anche averci influenzati negativamente: ma non importa, rifarei tutto. Vorrei sempre vivere emozioni di quel tipo. Ed è proprio da lì che dobbiamo ripartire, lasciando perdere la negatività.

Posso dire che questa domanda mi sembra faccia proprio parte di quella tendenza a ingigantire tutto che caratterizza il mondo dello sport? Io, per natura, sono uno che si sentirà sempre colpevole. Mi sentivo colpevole già dopo i primi 20 minuti contro Reggio, nei quali eravamo andati sotto di tanto. Mi sentirei colpevole anche se un mio giocatore dovesse arrivare tardi a un allenamento, anche se è evidente che non sarebbe colpa mia. Per come sono fatto, tutto quello che accadrà lo vivrò sempre come una mia responsabilità. Però no, non mi sono mai sentito in discussione: perché non c’è motivo.

Siamo stati bravi, ci siamo allenati bene questa settimana, malgrado Kangur sia rimasto fermo, Eyenga non sia ovviamente ancora arrivato e ci siano stati piccoli affaticamenti. Ma sì, la reazione a livello emotivo c’è stata. Ed è quello che volevo vedere.