La cosa più bella e umana nel calcio sono le bandiere. Quelle che sventolano sugli spalti, e quelle che hanno fatto della propria vita una bandiera. Persone che hanno dedicato il loro tempo, il loro cuore, a un sogno chiamato Varese. A un sogno, arrivato sull’orlo del precipizio, e poi salvato per un pelo. Preso dalla giacca e tirato dietro dal baratro. Questa persona, per noi, ha un nome ed un
cognome: Enzo Rosa. Quando non c’era più il Varese, quest’estate, un suo messaggio su Facebook gli ha ridato vita. Enzo: dagli spalti, fin dentro la società, è per noi un po’ il garante dell’amore per questa maglia. Dell’amore incondizionato. Ed è proprio per questo, che in un momento così, in cui si costruisce il futuro del Varese, con la trattativa Vavassori, riteniamo giusto sentirlo. E farci spiegare le cose come stanno andando.
Per quanto ne so io, in questo momento è ferma. Ferma a settimana scorsa. Ferma all’ultima mia riflessione…
Lo sapete già. Io sono favorevole, anzi favorevolissimo ad accogliere chi vuole aiutare il Varese a costruire il suo sogno. A costruire il suo futuro. Sono favorevole a chiunque voglia far ritornare grande questi colori. Allo stesso tempo, non sono favorevole agli imprenditori che vogliono entrare nel Varese senza tenere conto di determinati equilibri: questo, però, è un discorso generale, che non riguarda un singolo imprenditore.
Che il mio discorso vale per tutti. Che stiamo trattando con lui, e limando i dettagli per far sì che il suo ingresso si integri perfettamente con la dirigenza che già c’è: la stessa che ha permesso al Varese di rinascere.
No. Sono troppi. Ne ha chiesti meno. Sinceramente capisco che per Ferrara sia importante lavorare con persone che conosce già, persone di fiducia, e che reputa possano dare qualcosa al Varese.
Il primo “ma” che mi viene è che in società abbiamo già persone valide e competenti che mi sento di tutelare: visto che credo in loro, visto che hanno fatto un ottimo lavoro fino ad oggi. Sono persone meritevoli di questa maglia: persone che ritengo giusto che continuino con noi questa avventura.
E poi penso che un inserimento graduale di queste persone sia la cosa migliore…
Perché certe risposte si possono avere solamente quando si è compreso il vero spirito del Varese. Bisogna conoscersi prima perché un matrimonio duri nel tempo.
Che non è vero. Che al momento abbiamo visioni non concordi ma che tutti lavoriamo per un unico scopo: il bene del Varese. Piero Galparoli è la persona che quest’anno ha fatto più di tutti per trovare i fondi per la squadra. E si è speso in prima persona per concludere questa trattativa. E io sono con lui, anche se ripeto: un ingresso del patron di Italsempione nel Varese più graduale è la cosa migliore.
Sì. Io ragiono da tifoso. Perché quello sono. Ragiono come chi ha visto la propria maglia, la propria fede, la propria squadra, spolpata, vilipesa, massacrata da chi ha cercato solo un business nel Varese. Per questo penso sia giusto imparare a conoscersi e amarsi poco alla volta. Senza fretta e senza correre. Il Varese non è in vendita e nemmeno in svendita.
Io spero che vada in porto. Perché ci credo. Intanto sto personalmente cercando anche altri sponsor che possano aggiungersi a Vavassori, se dovesse essere dei nostri, per creare un Varese invincibile. Comunque se la trattativa non dovesse andare in porto, una sola cosa conta davvero: essere onesti con i tifosi.n