Non sono renzista o antirenzista. Dico solo che se la legge elettorale, come le riforme costituzionali, si deve fare con il maggior concorso delle forze politiche presenti in Parlamento, perché il governo ha posto la fiducia? Ha avuto paura, doveva avere coraggio. Probabilmente l’Italicum sarebbe passato lo stesso, invece passa l’idea che il presidente del Consiglio sia un dittatore. Un errore, a essere buoni. Peggio, a volerci speculare sopra.
Corrado Marchi
Sì, Renzi poteva evitare l’eccesso di precauzione, perché di questo si tratta. Ma non voleva tirar per le lunghe, di fronte a possibili modifiche, nell’approvare una legge a suo tempo condivisa da molti degli obiettori attuali (Forza Italia, la minoranza Pd, i grillini per alcuni versi). Dunque e a dirla chiara: il voltaggabana non è il premier, sono altri. Aggiungiamo qualche dettaglio non insignificante. 1) La legge nacque nel 2013 da un comitato di saggi nominato dal governo di Letta con il consenso di Bersani, ora tutt’e due accusatori della sua intollerabile antidemocraticità. 2) Nei Paesi presidenzialisti, il capo del governo non è indicato da una maggioranza parlamentare così com’è e come sarà da noi: dove sta l’autoritarismo? 3) Il voto alla lista anziché alla coalizione fu proposto da un referendum del 2009, sostenuto tra gli altri dagli odierni barricadieri Brunetta, Cuperlo, Bindi, Berlusconi. Mancò il quorum, ma gl’italiani che votarono si espressero favorevolmente. 4) Le preferenze furono bocciate da un referendum del ’91, con il consenso del 90 per cento degli elettori. Infine, il numero dei parlamentari nominati è eguale a quello previsto dal Mattarellum e molto inferiore a quello stabilito dal Porcellum.
Max Lodi