Chiusa la fonderia rimasta all’800 Niente sicurezza, malattie a go-go

Sigilli alla Fondmarnate, storica fabbrica che lavora la ghisa: aggirate le norme di base. Denunciati titolare e medico aziendale. Silicosi e sordità tra gli operai esposti ai rischi

– Fonderia sotto chiave a Marnate: la Procura di Busto Arsizio ha disposto il sequestro preventivo della storica Fondmarnate, ditta che si occupa in particolare della fusione della ghisa, e la denuncia a carico di titolare e medico aziendale.
I sigilli all’impianto produttivo sono stati predisposti sulla base degli accertamenti compiuti dall’aliquota reati contro l’ambiente e la salute della Procura, guidata dal comandante , che avrebbero fatto emergere gravi inadempienze in fatto di tutela della salute degli operai, di sicurezza sui luoghi di lavoro e di rispetto delle norme di salvaguardia dell’ambiente.

In particolare sarebbero diverse le carenze venute a galla: mancanze di natura tecnica e strutturale che avrebbero provocato danni agli stessi operai, la metà dei quali (l’azienda conta una decina di dipendenti) ha riscontrato malattie professionali, in particolare silicosi e problemi di udito.
Sulla base degli accertamenti, compiuti in sinergia con l’Asl, l’Arpa, i vigili del fuoco, i carabinieri dell’ispettorato del lavoro e gli agenti di polizia locale di Marnate, che hanno dato il via all’indagine,

sono emersi problemi riguardo alla difesa contro le polveri, all’illuminazione naturale e artificiale dei luoghi di lavoro, alla mancata manutenzione e pulizia dei servizi riservati al personale.
Sarebbe emersa pure la mancata revisione quadriennale della valutazione del rischio rumore. Inoltre i carri ponte presenti in azienda non sarebbero stati sottoposti a controlli periodici e non sarebbero stati garantiti neppure adeguati formazione e addestramento ai lavoratori in tema di sicurezza e salute sull’uso delle attrezzature.
L’attività d’indagine svolta è stata minuziosa e molto dettagliata. Anche sulla struttura sarebbero emerse delle mancanze che graverebbero sul titolare della ditta.
In particolare non si sarebbe mai provveduto alla valutazione dei rischi connessi alla presenza di amianto sulle coperture dell’immobile. Dagli accertamenti è risultato assente anche il registro dei lavoratori esposti ad agenti cancerogeni.
Il medico competente dell’azienda, denunciato pure lui, ha omesso di trasmettere all’autorità giudiziaria i referti di numerose malattie professionali a carico dei lavoratori. L’aspetto più grave della vicenda è che, secondo gli investigatori, la situazione si perpetrava ormai da tantissimi anni, nei quali segnalazioni e denunce si sarebbero susseguite.

Le indagini sono state coordinate dal Pm di Busto, Nadia Calcaterra.
«Sulla base delle indagini – dicono gli investigatori – è emersa una situazione di estrema gravità. L’indagato nel corso del tempo ha integrato con significativa tenacia un rilevante numero di reati contro l’ambiente, la salute e sicurezza dei lavoratori, al fine di trarne rilevante profitto illecito. Non ha ottemperato alle plurime prescrizioni e ordinanze emesse nel corso di questi ultimi anni dalle varie autorità amministrative intervenute. Si è arrivati così alla sofferta decisione di adottare l’unica misura cautelare utile all’interruzione della condotta criminosa, e quindi all’aggravamento della situazione e dei rischi a essa connessi».