VARESE «Questa mattina in treno mi hanno chiesto: ma sei ancora libera? Pensavamo ti avessero arrestata. Ecco questo è il clima intorno a noi. Amarezza, sfiducia; non è giusto. Noi non sappiamo cosa sia accaduto, la giustizia farà il suo corso, ma in ogni caso non è sensato fare di tutta un’erba un fascio. Qui c’è gente che lavora onestamente». Questa, in sintesi, l’opinione dei 50 della motorizzazione civile di Varese (in realtà 39, visto che in cinque sono stati arrestati, e in sei sono indagati a piede libero). Ma è vero, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Ieri mattina entravano e uscivano dalla motorizzazione soprattutto titolari di agenzie per le pratiche auto. «Nessuno mi ha mai chiesto una mazzetta, se è quello che intende – spiegano e non vogliono dare il loro nome perché “noi non c’entriamo niente” – Ci siamo sempre trovati bene e vogliamo spezzare una lancia in favore della categoria. La giustizia farà il suo corso, è vero, ma qualora due di noi, delle pratiche auto, dovessero risultare colpevoli vogliamo dire: non è così. Si tratta di una minoranza». Da lontano una dipendente della motorizzazione, simpaticissima e onesta, spiega: «Io mi vergogno per quello che è accaduto. E sul conto corrente
non ho nulla. Forse è questo, in Italia oggi, che distingue una persona onesta». Antonello Persano, direttore della motorizzazione da meno di due anni, l’uomo che gli indagati, stando alle intercettazioni, curavano affinché non li scoprisse (e per questo assolutamente estraneo ai fatti) spiega: «Il danno di immagine alla motorizzazione è stato elevatissimo, stiamo valutando, ed è quasi una certezza, di costituirci parte civile in seno a un eventuale processo», spiega. Non parla, Persano, di dipendenti infedeli: «Umanamente siamo vicini alle loro famiglie. Ma le accuse sono gravissime», e non risponde alla domanda di rito “Lei si era accorto di qualcosa?”. «Ho qualcosa da dire – spiega – Ma lo dirò soltanto agli inquirenti, che ringrazio per la discrezione che hanno avuto nel corso dell’operazione». Tra i cinque arrestati, e i sei indagati a piede libero (il direttore ha già trasferito al ministero dei Trasporti la documentazione sull’accaduto; sarà il ministero a decidere come comportarsi stabilendo un’eventuale sospensione dal lavoro sino al chiarimento delle posizioni) la motorizzazione si ritrova «con un 20% in meno di personale, tra l’altro tutto in uno stesso reparto, quello immatricolazioni». «Sarà dura ma ci stringeremo e copriremo il lavoro. Come ho già detto i fatti contestati sono gravissimi, ma noi faremo fronte all’emergenza».
s.bartolini
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