Quando si prende un pugno in faccia, uno di quelli forti, succede che il tuo corpo spegne la luce perché altrimenti il dolore sarebbe troppo forte da sopportare. Varese (il Varese, la sua gente, la città) si sente un po’ così: incapace di sopportare il male che pulsa, costretto a spegnere la luce per qualche tempo prima di impazzire.
A fotografare la situazione ci ha pensato il blog “Orgoglio varesino” che ieri scriveva più o meno così. «Della partita,di questo Varese é difficile parlarne, anzi quello che si doveva dire l abbiamo già detto da tempo, ora prendiamoci un po di tempo per noi, questi due, tre giorni viviamoli con serenità, stiamo con i nostri figli, le nostre mogli e ragazze, con i nostri amici. Prendiamoci del tempo per non fare nulla, per mangiarci un gelato, una grigliata in compagnia, facciamo quello che non facciamo mai, perché magari allo stadio o in trasferta. Vi dico questo perché ormai il nostro Varese ce l’hanno rubato, non é nelle nostre mani, non é nostro. Riposatevi perché tra poco andiamo a riprendercelo, ci vorranno mesi o anni ma tornerà nostro».
È finita, anzi era già finita da un pezzo: anche se chi lo diceva (lo pensava, lo gridava, lo scriveva) veniva additato come traditore da chi preferiva continuare a credere a Babbo Natale. È finita e non c’è più nulla da raccontare, passa in secondo piano anche il fatto che l’allenamento di ieri è stato annullato e la squadra si ritroverà dopo Pasqua. E magari passa in secondo piano pure lo spiffero arrivato nelle giornate di ieri su quelle scommesse anomale che hanno bloccato le puntate su Varese-Catania: si è parlato di qualcuno, nello spogliatoio, interrogato a riguardo. Spiffero arrivato anche alla curva, che ha deciso di reagire come tutti hanno potuto vedere (l’eloquente striscione “Venduti”).
È finita. Spegnete la luce per un po’ perché fa troppo male, così come fa male ripensare ai momenti meravigliosi che ci hanno portato a toccare un sogno chiamato serie B. È finita, e adesso lo sanno tutti quanti. E come dicono quelli di Orgoglio Varesino, prendiamoci qualche giorno.
E poi? Poi, riprendiamoci il nostro Varese senza raccontarci frottole. Il fallimento pilotato non è attuabile: nessuno, sulla faccia della terra, è disposto a prendere in mano una società per pagarne i debiti. Scordiamoci la Lega Pro (anche perché non stiamo parlando di un campionato da poco: questo Varese, per intenderci, nella Lega Pro di quest’anno sarebbe nelle zone basse della classifica), scordiamoci tutto. L’unica soluzione per riprenderci il nostro Varese è accettarne il fallimento, e ripartire dalla serie D: con una società sana e senza debiti, con persone nuove, dopo aver fatto piazza pulita di tutti e tutto.
Perché non dobbiamo dimenticarci da dove siamo venuti, non dobbiamo dimenticarci che tutto ciò che di bello abbiamo vissuto in questi anni è nato da un fallimento. Da una piazza pulita e dall’arrivo di persone nuove: persone vere, alle quali saremo eternamente grati. E che sono pronte, ci scommettiamo, a rimettersi in gioco per una nuova avventura: anche loro, per riprendersi il Varese.
Teniamo gli occhi chiusi ancora per un po’: e quando li riapriremo sarà tutto finito. Anzi, no: sarà tutto ricominciato.