Ciao nonno Peo, sei sempre qui con noi. Adesso il rompete le righe: ci si vede in D

Il saluto - Il Genoa Primavera vince il 1° memorial Maroso, l’ultimo impegno del Varese campione in Eccellenza

Il Franco Ossola è ancora semi deserto. La gente arriva alla spicciolata. Ma allo stadio si sta già giocando la partita più bella. Quella che al Peo sarebbe piaciuta di più; quella tra i ragazzi con disabilità intellettive di Vharese e le ragazze del San Martino Malnate. Rossi contro blu, uomini contro donne: uno spettacolo, il più emozionante in assoluto, quello che va

in scena sul campetto in sintetico davanti al bar dello stadio, l’Alfredo Speroni, per gli occhi di Peo Maroso, e per i nostri. Lui, il nonno Peo, che guarda quella partitina dal suo striscione, appeso alla recinzione, durante il giorno in cui va in scena il primo Memorial Peo Maroso. Quello, forse, è l’omaggio e il regalo più bello che gli si potesse fare.

Organizzato dal direttore sportivo Giorgio Scapini, il Memorial, il triangolare tra la prima squadra del Varese Calcio e le formazioni Primavera di Genoa e Inter, è l’occasione per il popolo biancorosso di salutare i suoi campioni. Di tributare l’ultimo grande omaggio agli uomini veri che, guidati da Giuliano Melosi, hanno letteralmente spazzato via il campionato di Eccellenza. Un saluto, ancora più bello e carico di significato, perché dedicato alla memoria del papà del Varese, Peo Maroso; così come la stagione, che lo stesso Scapini, qualche settimana fa gli dedicò con un semplice e commovente post su Facebook. A una decina di minuti dal fischio d’inizio del triangolare, arriva allo stadio Virgilio Maroso. I suoi occhi parlano per lui, e noi altri non possiamo far altro che leggerli, come se fossero un libro in cui sono state scritte le pagine più belle della storia di questa maglia. Un libro ancora aperto: aperto su un futuro da tutto scrivere, a partire dalla prossima stagione. Un libro con in copertina il volto sorridente del Peo, che parla di sogni, speranze, passione; quella pura, quella che sarà capace di riportare il Varese dove merita di stare, e non dove è finito ad essere. «Siamo tornati ieri sera. Oggi non potevamo proprio mancare», dice Virgilio. Inizia il triangolare. I primi a scendere in campo sono i biancorossi e l’Inter. Sugli spalti ci sono, a occhio, 300 persone. In un paio di seggiolini, seduti affianco, sulle prime file, con le distinte alla mano, ci sono Giorgio Scapini e Bruno Limido. I due parlano di calcio, si scambiano pareri e idee sui giovani che intanto giocano in campo.

Discorsi non molto lontani poi da quelli di tutti gli altri tifosi tutt’attorno. «Guarda quello, guarda quell’altro». «Questo è buono, è da prendere». Ma non solo: c’è voglia – ed è tanta – di sapere in società cosa succederà a stretto giro: le ipotesi serpeggiano da un bocca all’altra; un’ipotesi diversa dall’altra. Ma anche questo è il bello del calcio e del Varese: un amore talmente sconfinato che non ti fa pensare ad altro. Intanto la prima partita finisce sull’1-1, in gol Gomes su rigore al 13’ a cui risponde Lorenzo Lercara al 43’. Si va ai rigori (dove Bordin prima sbaglia il suo tiro dal dischetto, e un secondo dopo fa una parata mostruosa, con tutta la forza della rabbia: perché non conta se in campionato, in amichevole o cosa, per lui quella maglia e quei guantoni sono sacri e vanno onorati nel migliore dei modi, sempre), e vince l’Inter 5-4. Nella seconda partita, sempre da 45’, scendono in campo le due baby: Genoa e Inter. La partita finisce con un sonoro 3-0 per i baby di Sogliano. E, manco a farlo apposta i gol sono di due giocatori seguiti dal nostro ds: doppietta di Panìco (24’ e 25’) e una rete per Asencio al 35’. L’ultima sfida è tra Varese e Genoa, e anche qui finisce 1-1: i gol di Benedetti all’11’ e Marrazzo al 37’. E, anche qui i biancorossi devono arrendersi alla dura legge della lotteria dei rigori: vince il Genoa 5-6. Il 1° Memorial Maroso va al Genoa (che sia un segno del destino?), ma poco male: grazie Varese per quest’anno di magia.