Cinquant’anni fa il primo Cineforum

«Scelsero me perché avevo partecipato a una serie di incontri sulla lettura del cinema, organizzati all’Aloisianum da padre ». Fu così che diventò il primo relatore dei cineforum organizzati al Teatro delle Arti.

Meglio, il secondo: «prima di me c’era un professore, un certo Caletti, che però lasciò quasi subito, nel 1964». All’epoca Maffiolini era uno studente di Architettura al Politecnico di Milano, iscritto alla Fuci, la Federazione degli universitari cattolici.

Con lui c’erano , poi entrato in politica e assessore al Bilancio fino a tre anni fa,, oggi commercialista, e . Fu questo il gruppo che raccolse il testimone del cineforum. E di fatto diede vita ad una tradizione che dopo cinquant’anni è ancora viva.

«Padre Nazareno aveva scritto dei volumetti sulle modalità tecniche per leggere un film», ricorda Maffiolini, «diceva che bisogna prima riconoscere i modelli per l’interpretazione delle immagini, poi vedere i nessi tra queste ultime e la consequenzialità». La questione, però, andava ben al di là delle semplici tecnica di lettura cinematografica.

Erano gli anni Sessanta: «c’era una propensione maggiore al dibattito e quindi dopo il mio commento c’erano gli interventi del pubblico, si facevano domande, si discuteva». E spesso e volentieri si finiva per buttare tutto in politica.

Tanto più che, pur essendo un’organizzazione cattolica attiva in una struttura parrocchiale, la Fuci gallaratese non si faceva scrupolo a “sfidare” le gerarchie. «Eravamo spiriti cristiani, ma con la voglia di essere fuori dagli schemi», racconta Maffiolini, «ricordo che proponemmo un film in portoghese sottotitolato. Si chiamava “Deus e o diablo na terra do sol” e in qualche modo si poteva collegare alla teologia della liberazione».

Una corrente di pensiero sudamericana che avvicinava il pensiero cattolico a quello marxista, affermatasi alla fine degli anni Sessanta e condannata dal Vaticano. Non contenti, i giovani della Fuci proiettarono anche film russi dedicati alla rivoluzione leninista, come “I bianchi e i neri”.

Del resto erano anni di grande fervore culturale, anche in una città di provincia come Gallarate. «All’epoca c’era , che lavorava al Piccolo Teatro». Il regista diventato famoso per aver girato tutta la serie televisiva dedicata al commissario Montalbano «apparteneva ad un altro gruppo di universitari, più laico. E organizzò al cinema Impero, la domenica mattina, la proiezione di tutta l’opera di ».

L’intuizione dei giovani della Fuci, quella che ha dato al cineforum del Teatro delle Arti la forza di arrivare quasi alla centesima edizione, fu quella di affiancare ai film impegnati anche titoli decisamente più popolari, capaci di avvicinare il grande pubblico a questi eventi.

«Oltre a questi “mattoni” bellissimi, abbiamo cercato anche film di maggiore popolarità, che la gente voleva vedere», spiega, «ricordo ad esempio Lawrence d’Arabia». È stato proprio grazie a questa capacità di «coinvolgere le persone» che il cineforum gallaratese prosegue ancora oggi.

«Io ho smesso di condurlo quando mi sono laureato e ho messo su famiglia», conclude Maffiolini, «e poi ritenevo che fosse necessario anche un ricambio. Era il 1967». Intanto già da tre anni aveva ricevuto il suo incarico a Gallarate un certo don .

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