VARESE Il disoccupato che giovedì mattina si è dato fuoco nel corridoio del palazzo dei servizi sociali di Varese potrebbe non restare un caso isolato. E non è un’esagerazione. Ad affermarlo sono due dei principali enti caritativi della città: la Caritas e le Suore della riparazione di via Bernardino Luini che ogni giorno si occupano di centinaia di varesini in difficoltà.
Sono mille i nuclei familiari aiutati nel corso del 2012 dalla Caritas di Varese, per un totale di cinquemila persone, in maggioranza italiane, su una città che conta poco più di 80 mila persone. Come dire che in città una famiglia su sedici non arriva a fine mese, tanto da avere bisogno di un aiuto per tirare avanti. «Sono troppe le famiglie che non ce la fanno e che sono in difficoltà da troppo tempo – spiega don Marco Casale, responsabile della Caritas di Varese – il protrarsi di queste situazioni porta all’esasperazione e in alcuni casi può portare a gesti estremi».
Altro specchio del disagio è la mensa per i poveri di via Luini che ogni sera sfama fino a 200 persone, tra cui tante famiglie con bambini. «C’è chi mi ha chiesto di non essere chiamato signore, spiegandomi che una persona costretta a bussare alla porta di qualcuno perché ha fame e non lavora non ha dignità – racconta suor Maddalena – mentre altri si sono sfogati dicendomi che non ce la fanno più e stanno pensando di darsi fuoco. La situazione è a dir poco drammatica».
Il servizio completo su La Provincia di Varese in edicola sabato 2 marzo
b.melazzini
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