Clima; Al via a Bonn ultima fase negoziati Onu, tornano gli Usa


Bonn, 29 mar. (Ap)
– Si è aperta oggi a Bonn l’ultima fase dei negoziati organizzati sotto l’egida delle Nazioni Unite su un trattato post-Kyoto, un appuntamento che per la prima volta vede la partecipazione di rappresentanti dell’amministrazione Obama.

Una presenza che intende segnalare il ritorno degli Stati Uniti al tavolo del dossier clima, anche se i negoziatori aspettano di vedere se questo nuovo coinvolgimento, che segue il “deserto” degli anni Bush, sarà accompagnato da veri effetti.

La conferenza Onu di Bonn riunirà per quindici giorni circa 2.000 delegati di 175 Paesi, per tentare di far avanzare le trattative sul trattato post-Kyoto sulle emissioni di gas a effetto serra che deve essere ratificato a dicembre a Copenaghen. Altre tre conferenze di questo tipo, vale a dire sei settimane di negoziati effettivi, sono in programma da qui a dicembre. I delegati devono discutere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, i mezzi per sbloccare le decine di miliardi di dollari annuali necessari alla lotta contro il riscaldamento del pianeta e le modalità di trasferimento di fondi e tecnologie verso i Paesi poveri, più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici.

Gli Stati Uniti, al primo posto nella poco invidiabile classifica dei Paesi maggiormente inquinanti del pianeta, non hanno ratificato il protocollo di Kyoto, firmato nel 1997, che fissa per 37 Paesi industrializzati l’obiettivo di ridurre del 5 per cento entro il 2012 le loro emissioni di gas a effetto serra rispetto al 1990. Ma dopo il rifiuto dell’amministrazione Bush di impegnarsi, il presidente Barack Obama, che ha insistito in modo particolare sullo sviluppo di energie proprie durante la campagna elettorale,

ha segnalato questa settimana il cambiamento di posizione di Washington con due iniziativa: la missione a Bonn di Todd Stern, rappresentante del Dipartimento di Stato per il clima, e la convocazione ad aprile di un forum sull’energia e il clima. Questo forum riunirà a Washington 17 nazioni responsabili di oltre l’80 per cento delle emissioni mondiali di gas a effetto serra, fra le quali India, Cina, Brasile, Russia, Giappone, oltre a nazioni dell’Unione europea. Ma, malgrado questi segnali positivi, i negoziatori internazionali aspettano di vedere se le misure auspicate dal capo della casa bianca negli Stati Uniti si tradurranno con atti concreti a livello internazionale, in particolare sugli obiettivi di riduzione delle emissioni e sul finanziamento. I diplomatici si interrogano in particolare sulla flessibilità che dimostrerà la delegazione americana e sulla sua capacità di recuperare il ritardo accumulato negli otto anni di amministrazione Bush. Se l’Unione europea è in tempo per ridurre dell’8 per cento le sue emissioni rispetto al 1990, quelle degli Stati Uniti sono aumentate del 16 per cento rispetto a questo parametro di riferimento. Barack Obama si è impegnato a tornare ai livelli del 1990 entro il 2020. Ma altri Paesi insistono sul fatto che per questa data, il mondo industrializzato dovrà aver ridotto dal 25 al 40 per cento le sue emissioni rispetto al 1990 se intende evitare un riscaldamento potenzialmente catastrofico del pianeta. “Per me, la vera questione è sapere in quale misura la delegazione americana è pronta a negoziare”, ha dichiarato Michael Zammit Cutajar, presidente del secondo forum di negoziati a Bonn. Il negoziatore statunitense Todd Stern ha assicurato che Washington vuole evitare una ripetizione della debacle di Kyoto, ma ha chiarito che la sua politica sarà dettata dai progressi dei lavori sull’ambiente al Congresso.

Fco

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