Cocquio, nuovi accertamenti sui vestiti di Carla Molinari

COCQUIO TREVISAGO Gli indumenti di Carla Molinari e la macchina di Giuseppe Piccolomo: sono gli elementi sui quali si concentra l’attenzione delle investigazioni scientifiche, finalizzate a trovare una traccia, o meglio una prova, che colleghi la vittima con l’uomo arrestato la scorsa settimana,a fortemente indiziato di avere ucciso l’ottantaduenne di Cocquio Trevisago. In assenza di quelle benedette mani mozzate, orrendo particolare che ha impressionato l’opinione pubblica di tutta Italia, la Squadra mobile continua ad interrogare testimoni, e a lavorare in finezza sugli elementi acquisiti.  Nel caso venissero ritrovate in un ambito di pertinenza di Giuseppe Piccolomo, costituirebbero la prova principe, che ancora manca, in grado di incastrare definitivamente l’ex imbianchino e ristoratore di Cocquio. O anche di scagionarlo, se nessuna traccia organica a lui riconducibile venisse trovata sotto le unghie.

E invece di esse non vi è traccia, e neppure si crede più di ritrovarle: forse sono finite in una discarica, forse davvero sono state gettate nel torrente Bardello. Chissà. Nessuno ormai ci fa più conto e gli agenti della Squadra mobile lavorano sapendo di non potervi fare affidamento, ad oltre un mese dal delitto. L’indagine è ancora da integrare per reggere nel tempo un’accusa così grave come quella di omicidio volontario pluriaggravato, formulata dal pm Luca Petrucci. Vero è che anche per il tribunale del Riesame, bastano solo gli indizi. E il primo vaglio del gip di Varese Giuseppe Fazio è stato scrupoloso e accurato, al punto che dei quattro elementi sottoposti dalla procura, uno almeno viene messo in discussione: quello delle telecamere, un elemento che ha fatto scrivere al giudice che sulla macchina, i cui passaggi per Cocquio sono stati registrati poco prima dell’omicidio, non vi era Giuseppe Piccolomo, ma qualcun altro.
Ma di qui a dire che l’omicida aveva un complice, ce ne passa: perché gli investigatori hanno già preso in considerazione l’eventualità, non trovando alcun riscontro.

Sorprende semmai che il pm abbia sottoposto una documentazione piuttosto scarna all’esame del gip, non comprendendo neppure gli esiti dell’esame autoptico sulla vittima. Ma questo fa parte del gioco: è per non scoprire le carte. Perché tutto quello che è stato sottoposto al gip, è stato dato anche alla difesa: non si vogliono insomma fornire elementi utili all’avvocato Simona Bettiati, che si appresta a depositare il ricorso al tribunale del Riesame, non prima del 9 dicembre, però.
Per quella scadenza si sta preparando anche la procura: è quasi scontato che il pm Luca Petrucci integrerà la documentazione, con nuove risultanze dell’indagine, dopo che le ferite sulla fronte di Piccolomo sono state ritenute compatibili con dei graffi inferti con unghie. In particolare si attendono gli esiti degli esami condotti dal servizio centrale di polizia scientifica di Roma sugli indumenti di Carla Molinari, e sulla macchina di Piccolomo.

b.melazzini

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