l giorno dopo l’iscrizione, a metà e con il fiatone, della Pro Patria al campionato di serie D, Pietro Vavassori interviene per mettere al loro posto le caselle di una vicenda dai toni melodrammatici, consumata con la tradizionale coda di interpretazioni e con il consueto condimento di polemiche che hanno visto coinvolto, come sempre, lo stesso patron.Non è una novità. È da quattro anni che si trova al centro del ciclone: da quando ha salvato la Pro. Lo è ancora e magari lo sarà anche nei prossimi mesi, quando sarà lontano da Busto, a meno che la trattativa
con gli acquirenti vada a gambe all’aria. Stavolta però non alza le spalle, ma preferisce alzare la voce in maniera accalorata, quella di chi si trova imputato di delitti che non ha commesso. Vuole entrare nel dettaglio di come si è snodata la trattativa con Patrizia Testa, cominciata una decina di giorni fa, e che ha rischiato di naufragare nella giornata di venerdì, chiusasi con l’invio, via web, dei documenti per l’iscrizione, ma ancora incompleta in attesa della consegna dell’assegno circolare da 19mila euro e della fidejussione da 31mila euro, il cui compito spetterà alla nuova proprietà tigrotta.
È una sola persona che lo scrive e sta facendo della disinformazione. Nei giorni scorsi ha scritto che eravamo stati dal notaio e non era vero. Ha poi scritto che venerdì mi ero reso irreperibile mentre mi stavano aspettando per tutto il giorno nello studio di un commercialista per mettere la firma sul contratto: non è assolutamente vero neanche questo. E non capisco questo suo comportamento, anche perché ho avuto modo di parlare, in questi giorni, con qualche altro suo collega, e non ho mai avuto nulla da ridire su quanto ha riportato. Comunque non ci sto più alla bugie: se dovessero continuare, dovrò agire per tutelare la mia persona. Qualche querela è già arrivata a qualcuno nei mesi scorsi: potrei riprendere nelle prossime settimane.
Ho inviato ai legali la rassegna stampa. Sono veramente stanco di subire angherie che mettono in discussione la mia persona. Adesso basta con queste ingiustizie. E vorrei che si sapesse che le mie non sono parole al vento: ho già dimostrato che so anche agire.
Ci siamo fermati su un punto che era opportuno approfondire per il bene da entrambe le parti.
Quando lei mi fece l’intervista ai primi di giugno dissi che avrei pagato tutti i debiti fino al 30 giugno. Me li sarei accollati lasciando una società pulita, i nuovi soci avrebbero potuto ripartire pensando solo alla nuova stagione: intendo mantenere l’impegno, checché ne dicano i miei detrattori. Però, dato che fra me e l’acquirente dovrà avvenire il passaggio delle quote, giuridicamente i debiti sarebbero in capo alla Testa o ai nuovi soci nel momento in cui verrà firmato l’atto notarile.