VARESE La legge, per quanto dura possa essere, è pur sempre legge. E come tale non può ammettere deroghe ed eccezioni.
A volte però, dimostra di avere anche un cuore. Come ieri, quando il sostituto procuratore Massimo Baraldo ha dato il via libera a un patteggiamento (poi ratificato dal giudice per l’udienza preliminare) per omicidio colposo. Otto mesi di reclusione, pena sospesa, per una vita umana che non c’è più.
Il tribunale non ha voluto aggiungere dolore a dolore. Alla sbarra c’era infatti Giancarlo Basile, milanese di 70 anni. Era accusato di aver ucciso involontariamente la moglie Franca Mosconi, spirata a 64 anni, morta per le conseguenze di un terribile incidente stradale.
La tragedia risale al 17 agosto 2010. Il luogo è il lungolago della Schiranna, nei pressi della curva a destra che introduce verso la nuova rotatoria di via Corridoni.
Sono le 23.15 circa. La Fiat Multipla guidata da Basile e con la moglie sul sedile del passeggero arriva da Gavirate. Gli altri automobilisti che percorrono la lacuale si accorgono che c’è qualcosa che non va. L’auto, infatti, sbanda vistosamente, e lo fa per chilometri. È chiaro che chi la sta guidando non è completamente in sé. Non c’è però il tempo di chiamare aiuto per evitare il peggio. Affrontando una curva a destra, Basile perde completamente il controllo, invade l’altra carreggiata e poi finisce dentro un fosso a bordo strada, schiantandosi a velocità sostenuta contro un blocco di cemento armato.
I soccorsi sono rapidi e la signora Mosconi, pur se in condizioni gravissime, viene portata al Circolo. I medici tentano di rianimarla, ma non c’è niente da fare: spirerà poco dopo le 5 del 18 agosto. Dalle indagini emerge la responsabilità colposa di Basile. Un dramma nel dramma. Perché lui stesso è una vittima: ha perso la moglie per un banale, ma devastante, colpo di sonno.
e.marletta
© riproduzione riservata