Comandante dei vigili spiato “Non volevamo ricattarlo”

VARESE No, non avevano nessuna intenzione di ricattare il comandante dei vigili urbani Antonio Lotito. Solo che nella faccenda della videorveglianza c’erano troppi lati oscuri. Lati su cui intendevano fare piena luce per il bene della pubblica amministrazione: anche con mezzi poco ortodossi, se necessario.

Ieri mattina in tribunale ha deposto il commissario Fabrizio Mondo. Insieme alla collega Marinella Cassia (entrambi sono in forza alla polizia locale) e al tecnico-elettricista Gianni Giacomini, sono accusati di aver piazzato nel 2008 una cimice nell’ufficio di Lotito per carpirne le conversazioni.

Mondo, si diceva, ieri si è sottoposto spontaneamente alle domande del pubblico ministero d’udienza Paolo Brunoldi e degli avvocati. Anche la Cassia si era detta disposta a fare altrettanto, ma non è stato necessario: le parti hanno convenuto di acquisire in toto come prova le dichiarazioni rilasciate durante gli interrogatori. Ancora assente, invece, Giacomini, che persiste nel suo stato di contumace.

La «sciagurata idea», per usare un’espressione usata ieri da Mondo (che è reo confesso) di piazzare una cimice nell’ufficio di Lotito, nacque da una determina: un atto di indirizzo dirigenziale in cui Lotito rimarcava la necessità di sostituire l’impianto di videosorveglianza perché quello già installato non permetteva di effettuare registrazioni dal comando di polizia locale. «Ma questo era falso – ha detto Mondo in aula – la registrazione è sempre stata possibile».

Mondo ha raccontato che all’epoca era lui ad occuparsi della sorveglianza, salvo poi essere estromesso da un ingegnere esterno. Poco dopo l’arrivo del tecnico, ecco le due determine di Lotito per le nuove telecamere: un incarico di circa 90 mila euro affidato alla Ist srl. Mondo ha spiegato che i dubbi sull’opportunità dell’operazione si accrebbero ancora di più quando Giacomini venne a sapere che a Lecco l’ingegnere esterno e il titolare della Ist avevano partecipato insieme a un bando di appalto dopio aver costituito un’associazione temporanea di imprese: «Sembravano il gatto e la volpe – ha chiosato Mondo – erano in giro sempre insieme».

Mondo ha raccontato di aver messo al corrente dei suoi dubbi lo stesso Lotito e poi anche l’ex assessore Vincenzo Agrifoglio. Quest’ultimo avrebbe invitato Mondo a mettere per iscritto le sue perplessità: cosa che però Mondo non fece. Fu invece Giacomini a mandare un esposto in procura per segnalare le presunte anomalie. Poi, di fronte al nulla di fatto, la decisione di procedere con la cimice. L’intenzione, ha chiarito Mondo, era quella di acquisire in anteprima informazioni circa ecentuali altre spese per la videosorveglianza. Per quel nuovo impianto che, tra l’altro, venne bocciato da una relazione della stessa polizia locale pochi mesi dopo la messa in funzione.

e.marletta

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