“Comprano il Varese? Sì, gli alieni Vita da atleti o c’è la tribuna” 

VARESE A ogni autunno, la solita foglia che qualcuno mangia: «Il gruppo Rosati lascerà il Varese». Stessa cosa a marzo, puntuale come la primavera: «I biancorossi avranno una nuova proprietà». Non si sa se la voce sia messa in giro ad arte da qualche nemico del Varese che scambia i propri desideri per la realtà, oppure sia semplicemente una leggenda che si autoalimenta come quella secondo cui la

società non avrebbe voluto salire in serie A negli ultimi due anni (pensieri da perdenti, o da sfigati).«È tre anni che a questo punto mi arriva all’orecchio la solita storia – dice velenosamente il presidente Rosati – e mi auguro di non sentirla più perché a furia di darlo per certo, con mio grande dispiacere visto cha andare avanti da solo è sempre più difficile, non si avvera mai».

«Abodi fa lo stadio?»
Prosegue con ironia il presidente: «Qualcuno mi ha perfino telefonato per annunciarmi che Acqua Lete o Piazza Italia, che recentemente ci hanno dato una mano attraverso delle sponsorizzazioni, avrebbero acquistato il Varese. Evidentemente io che sono il presidente sono l’ultimo ad essere informato delle cose perché, purtroppo, non mi risulta nulla. La verità è l’opposto: nessuno che abbia mai voglia voglia di subentrare o darmi una mano. Ma, di questi tempi, mi stupirei del contrario. Invece di inseguire annunci che non ci saranno mai, io mi accontenterei delle piccole cose come il nuovo marketing che, grazie a Massimo Carpino, funziona o della palestrina attrezzata allo stadio».

Già, lo stadio: Abodi vuole partire da quello di Varese e il sindaco avrebbe un’area possibile (le solite Fontanelle?). «Ho messo in contatto il presidente della Lega di B con Fontana – dice il patron biancorosso -: iniziando la rivoluzione dall’impianto più vecchio della B, poi Abodi potrebbe dire

che tutto il resto è facile… Lui è innovativo. A volte anche troppo, come quando propone di abolire i pareggi. Ma l’innovazione, qualunque essa sia, batte l’immobilismo. Io ho deciso di tenermi fuori dalla vicenda seguendo questa massima: quando dai voli pindarici scenderanno al livello della mia testa, mi coinvolgeranno».

«La squadra c’è, la testa…»
All’allenamento di mercoledì l’hanno vista parlare a lungo con Castori: cosa ha detto?
«Il mister è sereno e convinto del suo lavoro – spiega Rosati – ma anche Carbone lo era… Con una differenza fondamentale: Castori è consapevole della realtà e non scambia un cammello per un frigorifero. L’allenatore c’è e merita ancora la nostra fiducia. Anche la squadra c’è, manca un po’ la testa».

«Almeno una partita della vita»
Arrivare a gennaio per fare che cosa. «Restare aggrappati al gruppone e giocarcela sul mercato, che sarà una conseguenza della posizione in classifica e, in qualunque caso, molto movimentato: con due risultati positivi facciamo filotto, con due negativi entriamo in una spirale».

Quindi contano i risultati? «No. Se domani vinciamo con un gol di fondoschiena giocando da cani, m’incazzo; se pareggiamo dopo la partita della vita, sono contento. Come lo sono sapendo che in campo ci va chi si allena ed è esemplare, altrimenti c’è la panchina o la tribuna: questa è la novità che mi piace. Sono professionisti pagati al meglio. E il meglio prevede una vita da atleti: altrimenti, c’è la porta».

«Se il Varese si accende, vince con tutti ma quando si spegne, perde anche con il Pontisola. Vorrei vedere cosa succede con il Padova se siamo accesi dal primo minuto… Io non ci sarò e non perché con il Vicenza ho sentito fischi e borbottii da memoria corta: abbiamo sfiorato la A per due anni venendo da campi parrocchiali. Io non lo dimentico finché campo».

Andrea Confalonieri

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