Comuni a Varese in bolletta Ma lo Stato spende e spande

Mattone pubblico a due facce: Comuni costretti a svendere i gioielli di famiglia, mentre lo Stato continua ad acquisire proprietà immobiliari. «Ci siamo rotti le scatole di sottostare a questo andazzo vergognoso» guida la rivolta il sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia .

I dati sul conto del patrimonio dello Stato, che il ministro dell’economia ha inviato al parlamento, parlano di una crescita nel corso del 2012 di oltre un miliardo (da 57,1 a 58,2 miliardi di euro) del valore dei beni immobili di proprietà diretta dello Stato.

In provincia di Varese il “mattone pubblico” si attesta poco sotto i 150 milioni di euro (149 milioni e 278mila euro, per essere precisi) di valore catastale, una cifra che rappresenta del resto una goccia negli oltre 58 miliardi di euro di patrimonio statale.

Ma registra una crescita di cinque milioni 792 mila e 770 euro nel 2012, classificando così Varese in posizione numero 32 in Italia per incremento patrimoniale.

Il tutto mentre gli enti locali sono costretti, spesso con esiti non entusiasmanti, a mettere all’asta «l’argenteria» di famiglia per avere risorse da utilizzare per gli investimenti.

«Siamo al paradosso di dover dismettere il patrimonio dei nostri enti solo per poter spendere i soldi che abbiamo in cassa – spiega il sindaco Fontana – il patto di stabilità ci impone di mettere da parte i primi 9,5 milioni incassati, per poter investire in opere solo le somme successive. Con gli oneri di urbanizzazione al minimo storico, questo comporta alienare il patrimonio. E in questa fase di crisi del mattone spesso vuol dire svendere». Capita anche a Gallarate e Busto Arsizio, dove da anni i piani delle alienazioni stanno producendo un sacco di aste deserte.

«C’è la crisi e le ipotesi di dismissioni vanno rimodulate al contesto attuale» ammette l’assessore al patrimonio di Busto Arsizio .

Di certo siamo di fronte a un controsenso, che mostra come «Stato centrale ed enti locali siano due realtà che stanno andando in direzioni contrapposte – sottolinea il sindaco Fontana – A Roma si spende e si aumenta il patrimonio, mentre negli enti locali si stringe la cinghia, producendo un saldo positivo di 15 miliardi negli ultimi cinque anni, gli stessi in cui il debito pubblico è cresciuto di 30-40 miliardi l’anno».

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