Dal 1993 al 2017, dal Varese al Busto 81. Una carriera lunghissima a cui da pochi giorni Mavillo Gheller ha scelto di porre fine. Una carriera che lui stesso avrebbe voluto chiudere a Varese, ma su questo ci torneremo più avanti. La notizia è che dopo 24 anni Gheller ha scelto di appendere gli scarpini al chiodo e di entrare in pianta stabile nella stanza del mister. Una carriera sul campo durata più di due decenni che lo ha portato a vestire le maglie di Varese, Monza, Novara, Pavia, Treviso, Pistoiese, Trento e a sfiorare la Serie A con i piemontesi. Ora le prospettive cambiano, si passa dal campo alla panchina, senza però scendere da quella fantastica giostra che è il mondo del calcio.
Era da circa un mesetto che avevo un problema al tendine d’Achille, in realtà avrei anche potuto andare avanti ma il rischio di romperlo era grosso. E a 42 anni sopportare un’operazione e la riabilitazione era davvero impegnativo. Questo però non toglie nulla al fatto che sia stata una decisione molto sofferta, perché speravo di poter chiudere la carriera in campo e non a metà stagione.
Sì, mi dispiace tantissimo perché so che sarei potuto restare e perché il Varese è la società che mi aveva fatto iniziare da ragazzo: c’è un legame affettivo particolare. Però a fine stagione scorsa si era creata un po’ di confusione e per questo motivo ho preferito togliere il disturbo.
Per questo devo dire grazie al Busto 81 che ha voluto che rimanessi e facessi parte dello staff tecnico. Affiancherò i due mister Tricarico e Vitiello, che sono molto preparati, e cercherò di imparare da loro il più possibile. Per la prima volta martedì mi sono cambiato nella stanza dei mister e non nego che mi abbia fatto un effetto particolare.
Rimarrò sicuramente nel calcio, poi il ruolo si vedrà. Di certo continuerò a gestire la mia scuola calcio a Cassano Magnago e se in futuro ci sarà la possibilità mi cimenterò con qualche prima squadra. E, già che ci sono, sottolineo che al momento non diventerò l’allenatore del Busto 81 perché c’è già un allenatore molto bravo e preparato che è Tricarico e da cui posso solo imparare.
Certo, perché è il Varese e perché il Varese non lo escludo mai a prescindere. Non nego, e non lo farò mai, che il Varese per me ha sempre un fascino speciale, particolare. Sono venuto a seguire qualche partita dai Distinti quest’anno.
E devo dire che sotto il profilo del campionato e dei risultati nulla è compromesso. Voglio dire, c’è ancora tutto il margine per rimettere in piedi la stagione e credo che il Varese abbia il potenziale per farlo. Se fossi un calciatore in quella situazione ora avrei una sola scelta davanti: sputare sangue fino alla fine e cercare di vincere il campionato.
La sto seguendo perché non potrei fare altrimenti, è naturale. Mi dispiace e sarebbe un peccato rovinare l’entusiasmo e tutto ciò che si era creato nella scorsa stagione, perché pur essendo Eccellenza era nato qualcosa di unico. C’è confusione, spero per tutto l’ambiente che le cose si sistemino e mi sembra che ora ci sia margine per farlo. Ogni tanto sento ancora qualcuno all’interno dello spogliatoio e, come ho detto prima, un calciatore o se ne va perché non viene pagato, altrimenti si mette sotto e dà tutto per vincere questo campionato, perché è ancora possibile nonostante la confusione.