Confine col Ticino, si cambiaSette valichi aperti di notte

Il vento di Schengen soffia anche sulle valli del Varesotto e spazza via gli ultimi ostacoli all’integrazione, al di qua e al di là del confine: la Svizzera, pur restando un paese extracomunitario, è ormai frontiera interna a tutti gli effetti, almeno per quanto riguarda la circolazione delle persone che, appunto, deve essere libera.
Ed è per dare completa attuazione pratica a quanto disposto dall’ormai famoso trattato, che da giovedì a mezzanotte sette valichi minori che collegano la nostra provincia con il cantone apriranno per 24 ore al giorno.

La notte, insomma, ora non fa più paura: così scompaiono le sbarre dalle strade che collegano il Varesotto al Ticino e che bloccavano il passaggio ad auto e pedoni dopo il calar del sole. Una piccola rivoluzione destinata ad incidere sulle abitudini di centinaia di nuclei familiari, che interessa le frontiere di Biegno, Clivio Bellavista, San Pietro di Clivio, Cremenaga, Fornasette, Palone e Saltrio. Manca solo Porto Ceresio, ma Guardia di finanza e Agenzia delle dogane si stanno attrezzando per ricomprendere presto nell’elenco anche la nota località lacuale.

Una cosa va precisata fin da subito: quella che partirà giovedì a mezzanotte è una sperimentazione, per la quale Fiamme gialle e Agenzia delle dogane si sono date sei mesi di tempo, passati i quali si trarranno le somme e si deciderà se andare avanti o tornare al passato. Eventualità, in realtà, che appare remota, dato che si è arrivati a questo passo solo dopo un attento studio sull’attività dei valichi minori. Lo spiega il comandante provinciale della Guardia di finanza, generale Antonino Maggiore: «Per mesi abbiamo monitorato i passaggi e abbiamo rilevato che di fatto non si verificavano violazioni di legge. D’altra parte abbiamo la necessità di razionalizzare le operazioni di controllo, e di distribuire meglio il personale.Per questo motivo ci siamo convinti a dare attuazione pratica all’apertura dei valichi minori anche di notte, agevolando così la vita a centinaia di frontalieri che si recano tutti i giorni in Ticino per lavoro». Ciò non significa comunque che i controlli cesseranno: «La Svizzera resta paese extracomunitario, e in particolare non aderisce alla normativa sulla libera circolazione delle merci e della valuta» chiarisce il direttore dell’Agenzia delle dogane di Varese e Malpensa, Bruno Basile. «Pertanto non viene meno l’attenzione da parte nostra, per rilevare appunto il transito di merci e valuta».

Cambieranno tutte le modalità di controllo, che non sarà più di tipo statico, a dinamico: pattuglie della Gdf che a sorpresa potranno bloccare auto e mezzi anche chilometri di distanza dalla frontiera, sul modello svizzero di retrovalico (ma dove vi è anche la compresenza della dogana, a Fornasette e a Saltrio, rimarranno i presidi, almeno negli orari di apertura dell’agenzia). In futuro il pattugliamento, ha spiegato il generale Maggiore, potrà avvenire in collaborazione con le Guardie di confine svizzere. Di certo, per quanto riguarda la parte italiana, ci si avvarrà di tecnologie come il controllo remoto da video (che spetterà ai Comuni installare), e dell’ormai famoso furgone polifunzionale della Gdf, con il rilevamento a distanza delle targhe delle auto.

Franco Tonghini

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