GALLARATE Caianiello è l’attuale presidente di Amsc, nonché il coordinatore provinciale di Forza Italia, la condanna in primo grado con relativa interdizione potrebbe avere delle conseguenze (anche se temporanee in attesa della sentenza in giudicato) sul suo ruolo politico e di amministratore. L’accusa di peculato nasce dai una serie di chiamate e videochiamate effettuate dall’imputato con il telefonino di servizio assegnatogli da Amsc e, quindi, pagato dai contribuenti gallaratesi. Meno di mille euro per una serie di conversazioni dal contenuto intimo e personale con una donna. Conversazioni che ieri il pubblico ministero Roberto Pirro ha definito “pornografiche” in aula durante la sua discussione. Un comportamento che la pubblica accusa ha duramente stigmatizzato rivolgendosi anche al collegio difensivo. La difesa, rappresentata da Stefano Besani e Giuseppe Candiani, aveva prodotto un documento datato 2001 e firmato dall’allora direttore di Amsc Ernesto Fontana.
Nel documento si autorizzava il presidente di Amsc ad un utilizzo illimitato del cellulare aziendale. Il pm ieri ha parlato di “abuso di difesa” definendo il documento “posticcio e non in grado di ingannare nemmeno un bambino”. In sintesi il pubblico ministero ha riassunto quanto già palesato durante le precedenti udienze: a parere dell’accusa il “permesso” esibito era fasullo, tanto da non averne mai rinvenuto traccia in nessuno degli archivi di Amsc. Qualche mese fa lo stesso presidente del collegio Toni Adet Novik aveva ordinato un’immediata perquisizione negli uffici di Amsc alla ricerca dell’originale mai trovato prima. In seguito alla vicenda Ernesto Fornara, firmatario del “permesso”, si era trovato in difficoltà: la sua posizione oggi è quella di indagato per aver reso falsa testimonianza in aula.
Le indagini sono al momento in corso. Al termine della requisitoria Pirro ha chiesto una condanna “a 3 anni senza riconoscimento di alcuna attenuante”. Per i difensori Amsc è di fatto un’azienda di diritto privato in quanto società per azioni come stabilito dalla legge del 1990 che ha eliminato le municipalizzate: di conseguenza verrebbe a cadere l’accusa di peculato. Per Besani, inoltre, tutta l’inchiesta sarebbe “moralistica partita da una pruderia degli inquirenti”, il documento, inoltre, per i difensori “è assolutamente veritiero”, la sua assenza dagli archivi è dovuta al fatto che Amsc “non è un ministero bulgaro fatto di regole e democrazia”. Il collegio ha deciso in 20 minuti. Le difese opteranno probabilmente per il ricorso in appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza.
e.marletta
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