– Le “cene sospese” dello chef non sono una novità: a Busto Arsizio c’è già da mesi la “pizza sospesa”. «Con le donazioni per la “spesa sospesa” diamo una pizza da asporto a chi non se la può permettere» rivela , titolare della pizzeria Al Cantuccio di via Cellini, uno degli esercizi che aderiscono all’iniziativa lanciata poco più di un anno fa dall’associazione Busto nel Cuore.
«Lo chef Cracco? Ci ha “craccato”», scherza Paolo Montani, uno dei fondatori dell’associazione Busto nel Cuore, utilizzando un termine che nel gergo dei “nerd” informatici sta a significare una copia non autorizzata di un software originale.
«La “cena sospesa” da noi si fa già. In pizzeria». Busto ha anticipato l’idea di Carlo Cracco, lo chef milanese che, in collaborazione con la Caritas e il Comune, ha lanciato questa iniziativa di solidarietà in una trentina di ristoranti. Merito soprattutto della generosità dei bustocchi, che già da un anno e qualche mese, grazie all’iniziativa di Busto nel Cuore, depositano le loro offerte nei salvadanai della “spesa sospesa”, sparsi in una quarantina di esercizi commerciali della città, tra centro e periferie.
Un’iniziativa che è nata con l’obiettivo di fare un salto di qualità al «caffè offerto all’umanità», come lo definiva : l’antica tradizione napoletana di lasciare al bar un caffè già pagato per chi non se lo può permettere.
Sui banconi dei negozi – non solo di generi alimentari: nel network di Busto nel Cuore si trovano anche bar, pizzerie, gelaterie, farmacie – ci sono i barattoli per le offerte, con il marchio “spesa sospesa”: chi paga il conto può depositarvi il resto, oppure una donazione a piacimento.Sta poi al singolo commerciante valutare chi aiutare, tra gli abitanti del quartiere, in forma discreta e riservata. Anche una pizza da asporto può essere d’aiuto: anzi, la “pizza sospesa” si sta rivelando una delle forme più innovative e
gradite, soprattutto per chi ha dei bambini in casa, che amano particolarmente questo tipo di cena in famiglia.«Abbiamo alcuni clienti che riescono a mangiare grazie alle donazioni nel barattolo della “spesa sospesa” – racconta Antonio Caggiano, titolare della pizzeria Al Cantuccio di via Cellini, nel quartiere Frati – ci sono anche dei padri di famiglia che portano a casa la pizza per i figli. È un’iniziativa molto bella, perché in questi momenti di difficoltà e di crisi una pizza in famiglia porta un po’ di allegria e speranza».
Il successo e l’attesa per le “pizze sospese” sono tali che «alcuni esercenti, come i baristi, che non sanno a chi devolvere il denaro raccolto nei salvadanai, ci portano i soldi, sapendo che noi abbiamo clienti a cui donare le pizze».
In questi giorni, in particolare, con la mensa dei Frati che ha ridotto la propria attività, le richieste aumentano, mentre, complici forse le ferie, stanno calando le offerte di denaro. «All’inizio ero un po’ riluttante – ammette Caggiano – ora però è molto utile e serve a fare concretamente del bene a chi ne ha bisogno. Consiglio caldamente ai miei colleghi ristoratori di aderire».