«Credete nei sogni come noi col Varese»

Bettinelli e Neto alle medie di Malnate. Il mister: «Mi piace Zeman, mette i giocatori davanti a sé». Il capitano: «La cosa che conta? Studiare. Idolo Ronaldo. Nella vita ho tutto perché amo la maglia»

Mattinata di interrogazioni quella di ieri per il capitano del Varese 1910, Neto Pereira, e il mister Stefano Bettinelli, ospiti a Malnate presso la scuola media “Nazario Sauro”, insieme al team manager, , e al responsabile della scuola calcio biancorossa, .

Domande a raffica, con gli studenti per una volta nel ruolo di chi le risposte le pretende e non è invece chiamato a darle. Un’occasione per scoprire passioni, abitudini e piccoli segreti dei grandi protagonisti solitamente ammirati in tv o dagli spalti del Franco Ossola. Perché il Varese è nel cuore anche dei giovanissimi, come dimostra l’accoglienza calorosa riservata ieri dai ragazzi di Malnate alla comitiva biancorossa.
Ecco allora confessare per prima cosa – sollecitato dal sindaco, – che «il trucco per essere sempre pronti a dare il massimo in campo è il riposo, nel tempo libero, magari davanti a un bel film». Decisamente più ridotte le pause nella vita dell’allenatore, che non stacca mai dalla sua professione, chiamato com’è, anche lontano dagli allenamenti, a studiare gli avversari ragionando sulle strategie da opporre. «Ma tutto ciò che resta io lo dedico con gioia alla mia famiglia» ha sottolineato .

Ambizioni, modelli, esempi da seguire. Per un Neto che da sempre ha avuto un grande idolo, «Ronaldo, il Fenomeno», c’è un Bettinelli che sa bene a quale allenatore ispirarsi: «Mi piace molto il modo di pensare calcio di Zdenek Zeman, che sa far essere sempre protagonisti i suoi giocatori, senza preoccuparsi di come giocano gli altri». Il Varese la squadra del cuore, ma non

l’unica. «Fin da bambino ho sempre tifato per il Santos» ha risposto Neto alla curiosità dei suoi interlocutori, troppo giovani per conoscere le imprese della squadra del mitico Pelé (e su questo un brasiliano doc come il Caccia ha storto, simpaticamente, un po’ il naso). «Io tifo Inter» ha invece affermato Bettinelli, suscitando parecchi malumori fra gli studenti, evidentemente schierati per altri colori.

Ma il biancorosso è questione di vita. «Sono qui da cinque anni, ho appena rinnovato fino al 2016 e penso sempre e solo al Varese – ha sottolineato Neto – Essere il capitano è per me motivo di grande orgoglio». «Ho smesso presto di giocare a calcio e nella vita mi è capitato di fare tante altre cose, poi sono rientrato in questo mondo dalla porta di servizio, fino a realizzare il mio sogno, che era quello di allenare il Varese – ha dichiarato Bettinelli – Avere un sogno è ciò che ti porta ad affrontare tutto con positività e io non mi vedo in futuro con altre maglie addosso».
E se nella vita non si fossero concretizzate grandi opportunità con un pallone fra i piedi? «Avrei continuato a studiare, che è la cosa più importante» ha risposto Neto. Eccolo il messaggio più bello e più forte, la vera lezione imparata in una mattinata di scuola così diversa dalle altre.