VARESE Lo sciopero bianco del Manzoni è diventato virale. Giovedì mattina i ragazzi di via Morselli e via Brunico sono stati il sasso nello stagno da cui è partita la protesta varesina contro la legge di stabilità che vorrebbe aumentare le ore di lezione frontale ai professori, contro i tagli ulteriori ai fondi di istituto, e contro il ddl Aprea, che vorrebbe aprire le porte dei consigli di istituto ai privati. Ieri mattina, assemblee e «scioperi bianchi», come li hanno definiti i ragazzi, hanno coinvolto quattro istituti varesini, facendo rimanere fuori dalle aule oltre quattromila studenti. Il Daverio, il Casula e il Newton hanno unito le loro voci alla protesta dei ragazzi del liceo linguistico e delle scienze umane, che hanno portato avanti delle assemblee per approfondire i temi. E la protesta dei ragazzi continua anche oggi, con adesioni anche fuori città: il Keynes di Gazzada, il Marie Curie di Tradate, oltre alle scuole superiori di Saronno.I ragazzi si sono organizzati, come capita ai nativi digitali, soprattutto via Facebook: «Non lasciateci soli» era l’appello degli studenti del Manzoni, e sono stati ascoltati. In via Morselli lo sciopero bianco ha causato un piccolo terremoto in presidenza: nella serata di giovedì è stato convocato un consiglio d’istituto d’urgenza. «Il problema – spiega il preside Giovanni Ballarini – è il rispetto della legalità e della sicurezza dei ragazzi, perché i corridoi non sono fatti
per la permanenza continua di tutti gli studenti. In via Brunico hanno subito accettato, e ho concesso due giorni di assemblea, in legalità, per discutere dei temi che interessano ai ragazzi. In via Morselli si è trovato un accordo». Un accordo è stato trovato subito anche in via Bertolone, tra la preside Renata Ballerio e gli studenti dei due istituti che dirige, Casula e Daverio. «I ragazzi sono decisi a manifestare, ma restano aperti al dialogo con noi – ha spiegato la preside – ho concesso due giorni di assemblea, e li stanno sfruttando al meglio, per portare avanti un esercizio di cittadinanza attiva».I motivi dello sciopero, raccontano i ragazzi, non sono solo nazionali. «Ci toccano molto da vicino – spiega Andrea Bruno, rappresentante di istituto del Daverio – perché se il fondo di istituto viene tagliato, sono le nostre attività extracurricolari ad andarne di mezzo. Gite di istruzione, gli scambi culturali fondamentali per l’Itpa, oppure le attività pomeridiane di recupero per chi è insufficiente in alcune materie». Ma non solo: i ragazzi hanno anche problemi più pratici, come racconta Simone Longhi, compagno di classe di Andrea. «Dal mio primo anno, la carta igienica non c’è. Dobbiamo arrangiarci portandola da casa. Per non parlare delle porte dei bagni, tolte per manutenzione e mai tornate. E non è colpa della preside: è che i soldi per le scuole pubbliche non ci sono più».
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s.bartolini
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