Domenica sera tutto il popolo di Masnago ha scoperto un lato che forse non conosceva di Brandon Davies, quello del lottatore. Fin troppe volte, durante la stagione, è stato dipinto come un giocatore molle, senza mordente e senza la “faccia cattiva”, quella che intimidisce gli avversari. Ieri Brandon ha trascorso il suo giorno libero al Liceo Scientifico Arturo Tosi di Busto Arsizio, protagonista della terza tappa del progetto ‘Basket una scuola di vita’, promosso dalla società. Nell’incontro con gli studenti, ha parlato di qualche aneddoto della sua carriera Nba, uno in particolare che si potrebbe adattare molto alla situazione attuale: «Ricordo quando ero ai 76ers, ero l’ultimo delle rotazioni e arrivò un nuovo giocatore
pronto a prendere il mio posto. Facevamo gara a chi si presentava prima agli allenamenti, ogni uno contro uno era una guerra, senza esclusione di colpi, perché entrambi volevamo quel posto in squadra. Nessuno di noi voleva cedere un millimetro». Non ha un posto da conquistarsi ora, Brandon, però ha fatto capire con i fatti e non con le parole che quando c’è da lottare per un obiettivo, non è tipo da tirarsi indietro ed è stato capace di prevalere su uno dei centri più performanti della Lega, Julian Wright. Il suo rapporto con Varese nei mesi è migliorato, ha iniziato a studiare l’italiano e ad agosto diventerà padre per la prima volta.
Una grande vittoria per noi, soprattutto un grande successo di squadra. Abbiamo mostrato il nostro carattere, perché sapevamo di non essere nella migliore situazione di classifica e per questo abbiamo lottato dall’inizio fino alla fine. Sono molto più contento però della vittoria della squadra, più che della mia prestazione personale. Cerco di giocare così ogni sera, però il basket è così, la voglia di fare prestazioni del genere non manca mai, non sempre è possibile riuscirci.
In questa stagione ci sono stati tanti movimenti, tantissimi giocatori che sono arrivati ed altrettanti che hanno fatto le valigie. Però questo team non ha mai smesso di lavorare, di imparare, di cercare di migliorare. Ora ci stiamo riuscendo, la stagione è ancora in corso e ci sono sempre alti e bassi, è normale, però la squadra c’è, è sul pezzo.
Secondo me, è difficile parlare di una partita più di un’altra, perché in questa stagione sono davvero tante le partite in cui avrei voluto dare di più rispetto a quello che realmente sono riuscito a fare. Ci sono match in cui ho sbagliato parecchi tiri, ho sempre fatto un passo indietro per capire dove sbagliavo e dove potevo migliorare. E’ sempre stato così. Durante una finale di High School, mi ricordo ancora, perdemmo di sei e io sbagliai sette tiri liberi. Mi chiusi in palestra per quattro ore a tirare solo dalla lunetta per migliorare. E’ questo quello che intendo, dagli errori si impara.
E’ vero, senza Momo qualcosa è cambiato per me, ho qualche responsabilità in più. Abbiamo perso un grandissimo giocatore, che ci portava tantissima energia, rimbalzi, carica agonistica. Sto provando a fare quello che faceva lui, oltre a quello che faccio normalmente. Con Chris ci stiamo conoscendo, cercando soprattutto di adattare i nostri sistemi di gioco l’un l’altro. Allenamento dopo allenamento e partita dopo partita il nostro rapporto sta migliorando, dentro e fuori dal campo.
Devo ringraziare questi tifosi, perché sono sempre stati grandi con me durante tutta la stagione, anche nelle partite in cui ho giocato male. E non è scontato. Mi spingono a giocare meglio e cercano di aiutare tutto il team a dare di più. Sono molto passionali e ti danno l’impulso giusto per fare sempre qualcosa di più. Come squadra siamo fortunati, perché questa carica che ci danno ad ogni partita è unica e ci aiutano a diventare una squadra migliore.
In questo momento, è giusto concentrarsi su questa stagione perché non è finita e perché ci stiamo giocando ancora molte carte, sia in campionato che in Fiba Europe Cup. Nel momento in cui la stagione finirà, allora sì potrò pensare a cosa farò, però voglio che fino all’ultima partita la mia concentrazione sia totalmente rivolta a Varese e a quello che posso fare qui.