Crisi/ Italia sotto tutela Ue-Fmi, Berlusconi: Ma non mollo

Cannes, 4 nov. (TMNews) – Dalla delegazione italiana hanno negato fino all’ultimo, fino a quando, alle 13, il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso ha annunciato in conferenza stampa a Cannes: “L’Italia ha chiesto il monitoraggio del Fondo monetario internazionale”. Quando Silvio Berlusconi si presenta a sua volta in conferenza stampa un paio d’ore dopo, la prende alla larga: esordisce con i complimenti alla Francia per l’organizzazione “perfetta e squisita” del vertice, poi elenca i temi del vertice, “sviluppo mondiale, supporto ai Paesi poveri, governance mondiale”. Alla fine legge il paragrafo del comunicato finale del vertice dedicato all’Italia, “e qui emerge la novità”. Una “novità” che comunque non induce il premier al passo indietro: “Continueremo a governare, la maggioranza è solida”, giura.

La “novità” è una verifica trimestrale dell’Fmi sull’attuazione delle riforme promesse, il cui esito sarà reso pubblico. Cui si aggiunge il controllo della Commissione Europea che già la prossima settimana invierà una missione a Roma. Già ieri notte il pressing dell’asse franco-tedesco era emerso con chiarezza, così come le resistenze italiane. Questa mattina è la Reuters ad anticipare che l’Italia aveva accettato il monitoraggio dell’Fmi, provocando una smentita di fonti ufficiali italiane: “Nessuna intesa” su un monitoraggio, al massimo “advice”, ovvero consigli. Toccherà quindi a Barroso, dopo una mattinata di indiscrezioni tenacemente smentite, comunicare l’esito di una due giorni che ha fatto dell’Italia la sorvegliata speciale delle cancellerie e delle istituzioni mondiali.

Berlusconi prova a ridurre la portata della decisione, assicura che non comporterà “nessuna limitazione” alla sovranità italiana, che è stata “concordata con Napolitano”, che non è nulla di più che una “richiesta ad una società di certificazione esterna che noi utilizziamo pubblicamente per mostrare i risultati della nostra attività e l’andamento dell’applicazione delle nostre riforme”. E alla fine usa anche lui la parola incriminata: “Abbiamo chiesto che il fondo possa monitorare pubblicamente ogni tre mesi l’avanzamento delle nostre riforme in modo da poter comunicare con la sua autorevolezza ai mercati il procedere di queste riforme”.

Ma il nuovo quadro non modifica la volontà di Berlusconi di restare a palazzo Chigi, e nella sala del Palais des Festivals che ospita la conferenza stampa il premier proietta un film con happy end assicurato: “Non ho la sensazione che la mia esperienza al governo stia per finire”. E così boccia le larghe intese, anche perchè “mi guardo intorno e non vedo nessuno che possa rappresentare dignitosamente l’Italia come faccio io”. Soprattutto, racconta di una maggioranza “ancora solida”, e “nonostante le defezioni siamo ancora maggioranza in Parlamento”. Defezioni che potrebbero rientrare: “Chi ha lasciato il Pdl o pensa di farlo, una volta che avrà parlato con me rivedrà il suo proposito”. Chi non lo farà, “tradirà il Paese”.

Per interrompere la proiezione, i giornalisti puntano su Tremonti: “Ministro, lei pensa che il presidente del Consiglio debba lasciare la guida di palazzo Chigi?” è la domanda di uno di loro. Il premier si intromette con un tirato sorriso sulla faccia: “Sono domande con risposta certa” dice. Ma poi tocca a Tremonti: “Dopo quello che ha detto il presidente del Consiglio, non credo ci sia altro da aggiungere”. Più tardi preciserà, sul monitoraggio dell’Fmi: “Nessun controllo sui conti pubblici”. Come dire, non è un controllo sulla mia capacità di tenere in ordine i conti, ma sulla capacità del governo di fare le riforme.

Rea

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