«Da bambino parlavo solo sul palcoscenico. Ma la follia del lago mi ha salvato la vita»

Enzo Iacchetti racconta la sua vita anche a teatro domani al Giuditta Pasta di Saronno

Enzo Iacchetti si “confessa” in allegria al Teatro Giuditta Pasta di Saronno. Domani sera alle 21, l’attore presenterà “Intervista confidenziale con Enzo Iacchetti, un ragazzo che voleva volare in alto ma soffriva di vertigini”. Col pretesto narrativo delle domande di Giorgio Centamore, autore e collaboratore, nasce uno spettacolo inedito che cala la maschera televisiva e lascia spazio all’uomo: dai sogni d’infanzia, le sue umili ma dignitose origini, al suo debutto in un piccolo teatro di Maccagno, alle batoste di gioventù, fino al successo arrivato quando ormai non ci sperava più.

Parte da un’intervista ed è confidenziale, perché quando fai una confidenza la fai dal profondo del cuore. Chi viene lo fa per sapere e per guardare dietro “l’impalcatura” televisiva dell’uomo famoso, mi piacerebbe quasi un premio di fedeltà.

A 11 anni, quando, per talento naturale ho imparato a suonare tutti gli strumenti del mondo durante l’ora di musica a scuola. E da allora ho sognato di fare quel mestiere. Poi però ogni volta che mi sembrava d’essere pronto per il successo, guardavo in basso e mi arrivava una palata sulla testa o mi buttavano giù. Così mi venivano le vertigini e continuavo a cadere. Per costruire una carriera, sono caduto più di cento volte. Quella che racconto è la storia di una rivalsa.

Faccio anche nomi e cognomi, importanti, di chi ha tentato di togliermi di mezzo per poi ripescarmi quando ha scoperto che funzionavo da un’altra parte. Ripercorro il primo provino per il Costanzo Show, in cui tutto è andato male. E poi le altre audizioni, fino al Derby Club, dove bisognava esser scelti, perché arrivati lì le chance per farcela erano maggiori. Alla fine dell’intervista il pubblico si incuriosisce, si infervora e pone quelle domande, cui non si riesce a dare risposta attraverso l’immagine televisiva.

I lacustri non sono tutti folli, sono strani. Sono molto surreali nella loro sopravvivenza al lago e per farlo c’è questa follia, che è positiva finchè non diventa depressione. Se ci abiti, quando inizia a piovere per due mesi, ti vengono spinte suicide. E allora la gente o sta al bar a sparar cazzate o riempie gli scaffali di antidepressivi o va a fare il cabarettista. Siccome ci ho passato 40 anni lo conosco bene e, a volte, mi salvo ancora con quel surrealismo che mi ispira come hanno fatto i Monty Pitons, Iannacci, Fo, Gaber che non hanno mai fatto ridere con banalità.

A 9 anni non parlavo, o meglio, non più dello stretto necessario. Non avevo relazioni e giocavo da solo. Non dico troppo perché, altrimenti, non venite a teatro, ma l’esperienza con una compagnia dialettale mi ha fatto aprire: sul palco parlavo, poi scendevo e ammutolivo.

Pensavo a costruirmi la chitarra che papà non poteva comperare. Non giocavo a pallone, pensavo solo alla musica e al canto e a come fare a suonare. Sentivo i dischi di un amico. Partiva Buscaglione e io impazzivo perché non vedevo l’ora di avere a che fare con uno strumento. Ho persino suonato campane da chierichetto. Facevo le canzoni dei Dik Dik. Il parroco don Giovanni mi chiedeva: “Ma che Ave Maria è?”. Io gli rispondevo: “Una che fanno alla radio”. E poi era un modo per pavoneggiarmi con le ragazzine del luogo. Alla preferita dicevo che l’indomani le avrei dedicato “Cinque minuti e poi” di Maurizio Arcieri dei New Dada. Sentiva la canzone ed era orgogliosa perché “l’Enzino”, aveva sfidato sacrestano e prete per dedicargliela. Facevo le mie conquiste.

Il direttore d’orchestra o il medico, perchè sono ipocondriaco. Poi ho fatto l’attore comico. Sono fortunato perchè è un mestiere pedagogico e mi ha salvato da tante malattie psicosomatiche. Il teatro dovrebbe essere materia scolastica come storia e geografia.

Al primo provino per il Costanzo Show, fui bocciato ed ero stufo. Volevo aprire un piccolo bar. Avevo 38 anni e, invece, il treno della fortuna è passato in quel momento. La persona giusta ripescò la mia documentazione e da lì è partito tutto. Era l’ultima chance che mi ero dato. Caparbiamente ho tenuto quasi 30 anni.

Il 21 novembre inizierò “Striscia la notizia” e sarò impegnato per due mesi, fino a fine gennaio. E poi, dal 9 febbraio ricomincerò la tournèe teatrale con Giobbe Covatta in “Matti da slegare”.