«Dalla promozione in C1 col Varese a un posto nelle cucine del Circolo»

«C iao! Dov’eri finito?». La splendida 24 Ore di Sole ha permesso di riallacciare il filo con un vecchio amico: parliamo di David Silva Fernandes, protagonista in biancorosso in tre stagioni di C2 barra Seconda Divisione, culminate con la promozione del 17 maggio 2009 superando il Montichiari a Masnago.

Poi un’annata a Legnano ancora in Seconda Divisione, e l’entrata in un vortice d’ombra che, suo malgrado, l’ha levato dalla cartina geografica del calcio.

Silvio Papini l’ha rincorso al telefono nel pomeriggio di venerdì: «Se becco Cicinho gli dico di venire…». Detto fatto, il carioca varesino d’adozione ha disputato il torneo con il Team Varese 1910, arrivando sino in finale.

Ritroviamo David come l’avevamo lasciato, con il viso certamente meno ragazzino, a fine luglio spegnerà 27 candeline, ma la medesima intelligenza e razionalità: «Un’avventura… solo così posso raccontare i miei ultimi anni». Il ragazzo da Açailândia risiede a Casbeno, con «la mia Esmeralda e il nostro Rhyan, ora ha 4 anni e 3 mesi. Noi stiamo bene, è il resto che non ha funzionato a cominciare dal fallimento del Legnano. Da lì ho avuto problemi con il Chievo»: avevano il suo cartellino, più una serie d’idee su cosa si sarebbe dovuto fare e non fare.

Screzi, qualche ripicca, e David che s’accorda per giocare 4 mesi al Real Coreggio vicino Borgomanero, in Eccellenza. Eccoci all’estate 2011, quando «Nicola Pecini decide di darmi una mano, è il figlio dell’agente che mi ha portato a Bologna dieci anni fa».

L’ingranaggio spezzato: «Trova l’accordo con il Viareggio in Seconda Divisione, ma scopre che non potevo firmare. I pochi mesi in Eccellenza mi hanno fatto perdere lo status di professionista, scendendo di categoria mi sono bruciato: al contrario, ma è un casino tipo quello che ha dovuto superare Neto, ma io non posso aspettare tutto quel tempo».

Diretto: «Chi mi ha detto di scendere in Eccellenza per pochi mesi doveva conoscere il problema, avrebbe dovuto». Seguono esperienze a Gozzano e Baveno, poco di là del lago Maggiore ma «comunque troppo lontano da casa».

Scomodo, il perché è presto detto: «Un amico mi ha trovato un posto nelle cucine dell’ospedale di Circolo. Mia moglie studia ingegneria per la sicurezza sul lavoro e l’ambiente all’Insubria, le esigenze di Rhyan è facile immaginarle, le bollette e l’affitto vanno pagati».

Verità: «Non posso continuare a fare 150 chilometri al giorno per lavorare e allenarmi: la famiglia viene prima di tutto». L’obiettivo dell’estate: «Una maglia in provincia di Varese, io sono qui».

David sospira, è rilassato ma il grigio l’accompagna: «Sono tranquillo, non lo nego, ma il calcio professionistico mi manca. A saperlo non mi sarei rovinato con quei tre mesi… a saperlo. Mi restano le emozioni del periodo al Varese, bellissime».

Tempo al futuro: «A mia moglie manca ancora qualche anno per la laurea, lei vorrebbe restare qui per sempre, tra l’altro Rhyan è nato a Varese e sta crescendo da italiano. Inoltre, rispetto al Brasile il sistema educativo e sanitario è migliore».

C’è un però: «In città siamo felici, ma siamo soli. Tornassimo a casa dopo la laurea, potremmo contare sul supporto dei parenti più stretti.

La decisione andrà presa assieme più avanti, per fortuna senza fretta».

© riproduzione riservata