Ce n’è una per ogni città e una per ciascuno istituto superiore. Addirittura a Busto ne hanno dedicata una agli utenti della biblioteca. Anche nel Basso Varesotto impazzano le pagine Facebook spotted. Ovvero quelle bacheche che danno spazio ad annunci anonimi. Normalmente si tratta di persone che si sono innamorate di un perfetto sconosciuto e che, attraverso queste comunità virtuali, cercano di riuscire a contattarlo. Ma spesso la possibilità di poter “colpire” senza rivelare la propria identità diventa una scusa per lanciare accuse, se non veri e propri insulti.
Succede soprattutto sulle pagine degli istituti scolastici. «Dovremmo essere tutti, sia i ragazzi che gli adulti, in grado di assumerci le nostre responsabilità. Il che significa esporsi nella critica, non denigrare ma individuare un problema per risolverlo», commenta la preside del liceo “Crespi” Cristina Boracchi. Convinta che sia più utile «esprimere il disagio e il dissenso in maniera leale», ovvero esponendosi in prima persona. Senza dimenticare che «quando si utilizzano queste pagine non si è nel privato, ma si acquista una dimensione pubblica». E così quando i commenti «sono diffamatori le conseguenze possono essere gravi sul piano penale».
Fortunatamente, non tutti i messaggi vengono pubblicati per insultare. Anzi, la maggior parte arrivano da chi cerca una persona che l’ha colpito o magari da chi non ha il coraggio di dichiarare apertamente il proprio amore. «Sei il mio bagliore dopo una buia ora di geografia», scrive una ragazza di quinta sulla pagina spotted dell’Ite “Tosi”, la pagina di gran lunga più seguita con oltre 1.200 fan.
«AAA cercasi identità ragazza castana liscia con felpa grigia col cappuccio seduta in quarta fila parte destra della sala sotto al sociale. Ammiratore di quinta», scrive invece uno studente dello scientifico di Busto, riassumendo in tre righe il senso delle pagine spotted. Gallarate risponde con un messaggio rivolto a uno studente/essa del liceo scientifico: «Sei il motivo per cui sono felice di venire a scuola, sei tu che fai risplendere le mie giornate», scrive l’anonimo, o anonima, ammiratore. Mentre, secondo uno studente dell’Isis “Gadda-Rosselli” «la bidella del secondo piano lato nord è la più simpatica della scuola».
Come detto, esistono poi pagine dedicate alle due città, in cui per rivolgere messaggi non occorre necessariamente essere studenti. Mentre a Busto ce n’è una dedicata agli utenti della biblioteca: «ragazzo dall’aria intellettuale, penso solo a te! Durante una tua pausa al bagno o alla macchinetta del caffè ti ho lasciato un indizio: ho disegnato un cuore tra le pagine del tuo quaderno…». E chissà quanti, dopo averlo letto, si sono messi a sfogliare le pagine degli appunti.
b.melazzini
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